A bassa voce

Nella vita ci sono storie che non si raccontano ad alta voce, si scrivono con parole leggere, diafane, e si sussurrano lente come i pensieri del tramonto nel confessionale dell’orizzonte.

Questa è la storia di una persona comune, siamo spesso abituati all’esaltazione del talento, ancor più spesso all’esaltazione del nulla in un mondo che spettacolarizza ogni singolo aspetto del nostro tempo, che trasforma la nostra esistenza in una gara tra vincitori e vinti, dove avere, raggiungere, realizzare è, ormai, molto più importante che essere.

Mauro Lo Pilato era una persona comune, un uomo senza manie di protagonismo, dalla voce pacata e i modi gentili, un uomo senza particolari velleità che conduceva una vita semplice tra le strade rassicuranti e malinconiche del nostro paese.

Aveva la passione del calcio, gli amici del club Napoli conservano nel cuore il posto vuoto che ha lasciato, amava correre e sentirsi libero, studiava con meticolosità i fenomeni atmosferici e redigeva accuratamente un archivio con tutti i dati, pervenuti dalla sua stazione meteorologica; ho sempre pensato che la sua smania di conoscere i cambiamenti climatici ed ambientali raccontasse della sua anima delicata e del suo infinito bisogno di conoscere e analizzare il mondo che lo circondava.

I suoi giorni passavano lenti, scanditi da una regolarità e un’abitudine cadenzate, un tempo senza eccessi e senza scossoni, come un mare calmo che incita a salpare e disegna l’orizzonte quieto di destinazioni lontane.

Mauro era una di quelle persone che amano confondersi nella folla, che misurano le parole da dire e da non dire, discreto ed educato, timido ed introverso al punto da allontanarlo lentamente dal mondo, una persona che sembrava venuta da un altro tempo, con una valigia di pensieri e principi così autentici da scontrarsi troppo spesso con il decadimento di questa società in declino.

La vita ha la strana capacità di regalarci certezze, di generare una sorta di rassicurante realtà in cui le nostre azioni e la nostra quotidianità sembrano avere uno scopo e una validità, ci da l’impressione che tutto debba fluire immutato e che nessuna tempesta possa annidarsi dietro lo sguardo chiaro del cielo.

Eppure, quella tempesta è giunta, senza avviso, senza memoria, lasciando la nostra comunità nel vuoto di della perdita e nello sconcerto di non esser stati capaci di presagire che, dietro l’apparente serenità, si nascondesse l’ombra oscura di un disagio e del dolore.

In un sabato qualunque di questo mite aprile, Mauro ha scelto di concludere la sua corsa nella vita, in un giorno asettico e vuoto come un addio, ha scelto di porre fine ai suoi giorni.

Nel rumore devastante che ha lasciato il suo silenzio, resta l’impronta lieve di un uomo di 44 anni che conservava la gentilezza e la malinconia di un ragazzo d’altri tempi, una persona incapace di qualunque compromesso con la vita e con il mondo, una persona delicata e sensibile in una maniera tanto spropositata da portarlo ad abbandonare questo tempo di apparenze e valori a brandelli, questa società che pubblicizza un’oscura solitudine, spacciandola per libertà, questa società di profili che non ha più un volto e un significato.

La comunità eclanese ha perso il suo accorto atteggiamento educato, il suo sorriso sempre accennato, i suoi modi gentili che raccontavano un’educazione estrema e affascinante, ha perso lo sguardo sincero di una persona che nell’esser comune aveva la sua straordinaria particolarità.

Mi piace pensare che nel vuoto smisurato che ha lasciato nei nostri cuori, faccia capolino la luce lieve della nostalgia, che i suoi occhi malinconici abbiano visto finalmente la delicatezza d’uno spiraglio di luce autentica e che i suoi passi leggeri da runner possano continuare a tracciare percorsi sui sentieri del cielo.

Ho provato a scrivere quest’articolo in sua memoria, cercando di raccontare la sua anima nella maniera più veritiera possibile, tentando di evitare ogni vuota retorica, ho tentato con tutto me stesso di non guardare quanto sembri vuoto questo mondo e questo tempo senza di lui, cercando di frenare ogni inarrestabile emozione e dedicandogli queste semplici parole come se non le stessi scrivendo per mio fratello Mauro.

“La primavera dilaga ovunque e riveste i campi di petali e sfumature, un silenzio evanescente s’insinua tra le dita dell’erba, nel vento della sera ogni parola di questo orizzonte ha la tua voce e il tuo modo unico di accarezzare il mondo con un sorriso… ed ora che non ci sei, mi sembra di non esserci.”

Massimo Lo Pilato


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