Da Castrocaro ai Talent Show… la strada per il successo

Foto musica

Sogni ed aspirazioni di coloro che vorrebbero trasformare la propria espressione artistica in un lavoro, oggi come un tempo, sono secondi a due fattori fondamentali : la fortuna ed il talento. L’illustre vetrina più famosa d’Italia, dove giovani cantanti accedono superando rigide selezioni è quella di Castrocaro: siamo a cavallo degli anni sessanta ed il passaporto per il successo è contrassegnato da una vittoria, decretata e non acclamata, che offre alla premiata ugola d’oro un contratto discografico con annessa partecipazione a Sanremo.

Sembra tutto sommato che tanto tempo non sia trascorso da questo punto di vista e invece, se si pensa agli artisti di quegli anni, si capisce quanto il successo si aprisse davanti ai loro occhi come una “terra promessa” tutta da esplorare, dove la visibilità era un optional ed il coraggio di investire sulle proprie idee attraverso la musica un rischio da correre per arrivare dritto al cuore della gente. Parliamo di artisti che hanno affrontato i giorni bui delle porte in faccia e che allo stesso tempo hanno vissuto quelli meravigliosi delle serate nei piccoli locali dove si sognava con poco e la musica bastava per scaldarsi.

Ma parliamo anche di anni in cui l’industria discografica non è ancora minata dallo strapotere di internet e la comunicazione globale non passa solo ed esclusivamente attraverso il mezzo incantatore : la televisione. Già, perché, è lei il vero talent-scout che d’ora in avanti si proporrà di portare alla ribalta voci e volti nuovi della scena musicale italiana ed internazionale attraverso format televisivi, creati appositamente, in cui si mescolano gli ingredienti giusti per ottenere un prodotto ben confezionato che arrivi alla portata di tutti e sul quale le case discografiche investano al massimo due contratti da rinnovare in caso di inaspettato successo di vendite.

L’Italia apre la sua pagina televisiva dedicata ai Talent nel 2000 con ‘Amici di Maria De Filippi’, programma simbolo e contenitore di storie di ragazzi, accomunati dal sogno di arrivare dritti al successo e che oggi, a distanza di tredici anni, sfida la concorrenza di ‘The Voice of Italy’, targato Rai Due, con una guerra all’ultimo talento. Parallelamente la ricerca di voci e volti nuovi si estremizza con un altro tipo di format, questa volta itinerante che fa scouting con il carrello della spesa, spostando le selezioni nei centri commerciali più grandi d’Italia. La riflessione sorge, dunque, spontanea : ben venga il proliferare di contesti dove si respira e si parla di musica ( Il mondo senza musica sarebbe un errore. Cit. F. Nietzsche) e ben accette siano le opportunità che si danno a tutti coloro che vogliono dar voce alla loro inclinazione artistica senza differenza di sesso o età; ma quanto questa ricerca spasmodica di talenti nel campo musicale fa parte di un progetto pro causa senza fini commerciali ?

Dal momento che il pubblico è diventato ormai indiscusso sovrano, è nostro compito stare sempre e comunque dalla parte della musica, quella vera, senza tempo che arriva con il suo linguaggio unico e con esso è capace di emozionare, di creare uno stato d’animo, di cambiare il mondo, influenzandone il costume.

Ed è per questo che il talento e la strada per il successo non possono prescindere dall’identità e dall’indipendenza del linguaggio di un artista, che per ragioni meramente economiche si cerca di imbottigliare nel circuito dell’omologazione. Sulla questione l’ultima parola la lascio ad uno dei più grandi artisti contemporanei, Andy Warhol che già quarant’anni fa pronosticava sull’argomento : «In futuro saremo tutti famosi… per quindici minuti».

Anna Esposito


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