Per il giovane eclanese Andrea Marano è realtà il sogno su due ruote

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Andrea Marano, giovane diciannovenne di Mirabella Eclano, diplomato all’istituto commerciale, si è distinto nel mondo dello sport, conquistando alcuni importanti titoli a cavallo della sua bici, una ‘bianchi’ in carbonio, che lo ha accompagnato nella grande avventura agonistica. Il segreto della vittoria? Dosi notevoli di fatica, grinta e determinazione in quantità!

A che età hai iniziato ad avvicinarti al ciclismo?

«Ho iniziato nell’estate del 2010, all’età di sedici anni. Non ci sono persone nella mia famiglia che praticano o hanno praticato questo sport. In realtà mi sono avvicinato al ciclismo un po’ per caso. Ho iniziato a praticarlo come hobby, come passatempo e presto me ne sono innamorato».

Immagino sia uno sport che richiede enorme fatica e dedizione, molte ora di allenamento. Sei riuscito a conciliare l’attività sportiva con lo studio?

«Sì, sono riuscito ad organizzare la scuola e il programma di allenamento. Mi sono dedicato all’esercizio con la bicicletta per circa tre o quattro ore al giorno, percorrendo 100-120 km. Per l’allenamento mi ha seguito l’amico Pasquale Dotolo, dispensandomi preziosi consigli».

Il ciclismo ti è costato fatica, ma ti ha regalato anche grandi soddisfazioni. In quali competizioni ti sei cimentato?

«Ho partecipato nel 2011 ad una gara internazionale e ad una gara nazionale, svoltesi entrambi nei pressi di Terracina. In quelle due occasioni sono riuscito ad arrivare tra i primi quindici. La soddisfazione più grande l’ho avuta nella competizione svoltasi a Luogosano nel 2010. Si gareggiava per il titolo regionale scalatore e conquistai il primo posto realizzando uno straordinario risultato: 5 minuti e 12, per 5km di salita, con pendenza pari al 10% in alcuni tratti. È stata una grande soddisfazione! È uno sport bellissimo che ripaga la fatica, il sudore con grosse soddisfazioni. È uno sport fatto di emozioni e di adrenalina, ma anche di dedizione e costanza ed è in grado di aiutarti nel percorso di vita, rendendoti più maturo in alcune scelte».

Tra i big del ciclismo, trai campioni storici del calibro di Coppi, Bartali e il grande Girardengo ricordato da De Gregori, ai contemporanei Chavel e Armstrong, passando per l’indimenticabile “pirata” Pantani, a quale di essi ti ispiri e chi puoi ritenere un modello?

«Sicuramente il grandissimo Marco Pantani. Per me è un mito. Il ricordo delle sue imprese riesce a darmi la carica. In occasione della gara che disputai sulla costiera amalfitana, avevo l’impressione di avere il “pirata” in corpo. Una sensazione straordinaria! Sicuramente il ricorso alle sostanze dopanti, che ha inficiato la sua carriera, è un fatto da condannare senza riserve. Del resto gareggiare a livelli elevati rende quasi obbligata la scelta di questi aiuti e quindi sembra quasi normale. Condanno, ripeto, ma diciamo che posso capire»

So che per adesso hai abbandonato il ciclismo. Come mai sei giunto a questa decisione?

«Diciamo che non ho ricevuto gli appoggi giusti e quindi ho dovuto abbandonare quest’attività sportiva, diventata per me più che una passione. Mi piacerebbe ritornare a gareggiare. Penso di avere delle buone doti e lasciarle non sfruttate sarebbe uno spreco. L’intenzione di ricominciare sicuramente è forte. Rimane il sogno di riprendere magari a livelli importanti. Per adesso godo della presenza insostituibile di un caro amico, Fabio Buonopane, che mi ha sostenuto in ogni momento».

Antonella Salierno


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