Ricordi di un dono

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«Ogni libro contiene un mondo, quando osservo la mia biblioteca ammiro l’universo»

Avevo otto anni quando i miei genitori mi donarono il  primo libro, lo conservo ancora oggi, era un volume fotografico con la storia del faraone Tutankhamon, un volume importante, rilegato in brossura con le pagine satinate; mi persi completamente in quella storia in cui aleggiava il mistero del passato e la magia della scoperta…gli anni sono passati e i ricordi si sono via via ammassati come foglie ai bordi delle strade, con essi gli scaffali della mia biblioteca hanno conosciuto nuovi amici e nuove storie da affrontare.

A trent’anni di distanza nel mio cuore, oggi, si annidano un numero enorme di personaggi e trame, si cela la magia dei fogli stampati ed il genio di chi li ha immaginati, si nasconde, come il più dolce dei segreti, l’amore incondizionato per la lettura e il vasto scenario che apre alla mente e all’anima.

In un libro sono riuscito a trovare emozioni, sentimenti, passioni delle quali la vita reale molto spesso è priva e pian piano mi sono costruito questo mondo trasparente fatto di parole di vento; un libro nasconde, nella fragilità delle sue pagine, la forza costruttrice dell’immaginazione, la spinta creativa di chi lo legge e fa suoi personaggi e situazioni.

Un libro ci lascia la libertà di disegnare i volti dei personaggi, ci cattura nella sua trama sino a diventarne parte integrante e compie il miracolo, per il tempo della lettura, di fermare i nostri orologi e condurci in un luogo dove le stagioni sono immobili ed i sentimenti restano eterni.

Ho inteso redigere questa rubrica sui libri, siano essi classici o contemporanei, seguendo la semplice logica dell’attrazione che hanno generato dentro di me man mano che li leggevo, cercando di trasmettere a voi lo stesso fascino e lo stesso interesse.

Non ho mai dimenticato la sera che lessi quel primo libro, con il passare del tempo, ricambiai il favore e molti ne regalai a mio padre; lui amava leggerli a letto fino a tarda ora, con la luce soffusa sul comodino a fargli compagnia…ora quella luce è spenta e il suo ultimo libro riposa sul quel comodino insieme al vuoto silenzio che ha lasciato dentro di me.

Credo che non si scriva mai per se stessi, sono convinto che si scriva sempre per qualcuno.

Ho iniziato a scrivere questa rubrica pensando a mio padre e all’infinito dono che mi fece in quel lontanissimo autunno di tanti anni fa, ho iniziato a scrivere per l’uomo che mi ha insegnato il valore della vita, la guida onnipresente che ha sempre incitato la mia fantasia, spingendomi con ostinazione, ogni singolo giorno, a cercare di essere una persona migliore, con la speranza che le mie parole possano per un attimo attutire l’insostenibile distanza che ci divide ma che non potrà mai separarci.

  Massimo Lo Pilato


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