Il nostro futuro… nelle vostre mani

Disagio3

La piccola realtà del nostro distinto paese, da un po’ di anni a questa parte, incarna lo stereotipo di isola verde, deserta e abbandonata, dove i venti del cambiamento riflettono i malumori della sociale globalità. Non è bastato allargare gli orizzonti con strade nuove, che imprigionano, e piani di insediamento produttivo rimasti su carta; lo spettro della crisi economica e il suo retaggio di disperazione hanno colpito in maniera sostanziale soprattutto noi giovani, minando il nostro futuro, soffocandone in larga parte le più rosee aspettative.

L’innata inclinazione al commercio, quella che un tempo ha portato Mirabella in vetta ai Comuni produttivi dell’Irpinia, si è rivelata la più atroce delle condanne. L’asse fervido del settore commerciale comincia a vacillare, spostando via via la sua direzione verso nuove e trafficate zone, fuori dal centro storico. Il nostro paese è destinato ad un completo isolamento e trascina anche noi cittadini, come sassi sulle strade, in una corrente ostile di netta chiusura verso il recupero di una mentalità collettiva volta al risanamento.

I luoghi di aggregazione si desertificano e l’orgoglioso entusiasmo dei giovani mirabellani viene represso in men che non si dica. Eternamente in attesa di risposte e sia pure di accennate conferme da parte delle istituzioni politiche locali, ci riesce pertanto difficile credere che il futuro sia nelle nostre mani. Scuola e contesto familiare non sono più capaci di contenere il forte disagio che ci accomuna!

Prossimi alla laurea o più semplicemente “veterani” nelle liste di collocamento, i giovani eclanesi si ritrovano sullo stesso binario… a rincorrere il treno fantasma del lavoro. E’ l’ologramma di una non più tranquilla Comunità, minata e colpita non già da episodi di microcriminalità, da anni presenti sul territorio, quanto da storie di ragazzi delusi, senza aspettative sociali, che non si sentono tutelati e che, mossi da un senso di profonda inquietudine, si auto emarginano, arrivando a compiere, in alcuni casi, gesti estremi. Sono questi i sintomi di un malessere che germoglia rapidamente in un luogo di assopite speranze.

Cosa, dunque, dobbiamo aspettarci?

Quale tempestivo rimedio potrà allontanare il nostro tentativo di fuga?

Basterebbe anche solo una più sensibile attenzione alle tematiche giovanili, da parte di chi ci rappresenta, a farci sperare in un sostanziale cambiamento dello stato attuale.

Con l’ansia febbrile dei nostri giovani anni e la pazienza di chi ha già troppo atteso, ce lo auguriamo vivamente!

Anna Esposito


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