San Bernardino: fede e cultura per il Santo della giustizia sociale

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Come ogni 20 maggio, anche quest’anno la Comunità di Mirabella Eclano si è riunita per celebrare l’anniversario della morte di San Bernardino: una ricorrenza che scandisce una devozione per il santo senese, che si tramanda ininterrottamente, di generazione in generazione, dal XV secolo.

Un anno fa, la Comunità accolse con grande commozione le spoglie del santo senese a 568 anni dalla sua morte (Massa Marittima, 8 settembre 1380 – L’Aquila, 20 maggio 1444), che nella sua Peregrinatio fece tappa in 29 comunità del territorio irpino, compresa quella di Mirabella Eclano. A testimonianza della grande devozione, una folla gremita pose con gioia lo sguardo sull’urna con i resti mortali del santo di Siena, nel convento francescano.

Un gioiello dell’arte popolare del ‘600: la Chiesa di San Bernardino, che sorge nell’antico borgo sviluppatosi attorno al convento di San Francecsco, presenta tutte le caratteristiche delle costruzioni francescane, ovvero di estrema semplicità. La Chiesa fu realizzata grazie alla manodopera che la popolazione offrì in maniera spontanea e gratuita, e al denaro ricavato dall’autotassazione dei Confratelli. In quegli anni la devozione presso la comunità, infatti, era molto sentita grazie all’opera di propaganda condotta dalla Confraternita in onore del santo,  l’unica fra quelle del paese che si fece carico della gestione dell’hospitale, un luogo di assistenza, ricovero e cura per i più poveri.

La Confraternita di San Bernardino, infatti, non appena la Chiesa fu costruita, conobbe uno straordinario rilievo, non solo nella vita religiosa, ma anche e soprattutto in quella sociale: tale associazione dal carattere laico, fondata probabilmente nel 1400, nacque infatti per offrire assistenza ai poveri. Con la costruzione della Chiesa la Confraternita volle realizzare anche un Oratorio, indispensabile alla vita dell’associazione.

Aderendo alle architetture francescane, la struttura esalta uno stile semplice e povero. All’interno vi è un unico ambiente rettangolare, al cui centro è stato disposto l’altare. Sulla facciata spicca il monumentale portale in pietra bianca e il monogramma di Cristo JHS, che si ritiene sia entrato nell’uso iconografico comune, proprio grazie al santo senese. Il complesso rimase pressoché immutato fino al disastroso terremoto del 29 novembre 1732, sotto il quale crollarono anche la Chiesa Madre e il Convento di San Francesco.  Per riparare ai cospicui danni si decise di abbellire l’interno della Chiesa con dipinti che rendono le pareti e il soffitto di rara bellezza. Anche in questo caso si tratta di opere espressione dell’arte popolare, che trova la sua ragion d’essere nella funzione didascalica: i dipinti, infatti, appaiono come una sorta di libro illustrato della predicazione di San Bernardino, con lo scopo di invogliare i fedeli a pregare.

Domina il soffitto un quadro di autore ignoto che raffigura l’ascensione al cielo di San Bernardino, e gli fanno da cornice  le dodici virtù del buon cristiano, dipinte nel 1740 da Leonardo Pallante.

Qualche decennio più tardi, invece, Liborio Pezzella, rappresentò sulle pareti della Chiesa, attraverso dieci dipinti, la vita e i miracoli del santo, spiegati dalle didascalie racchiuse sotto ciascuna scena. Al centro dei muri laterali sorgono due altari policromi in marmo: quello di sinistra dedicato a San Bernardino e sovrastato da una nicchia in cui è collocata la sua statua, e quello a destra, invece, intitolato a Sant’Emidio (protettore contro i terremoti il cui culto divenne particolarmente sentito dopo quello del 1732) e la cui statua si trova nel sovrastante incavo. E dall’altare maggiore che si accede poi all’Oratorio, anch’esso un locale rettangolare, adibito come luogo per le riunioni e riservato alle attività della Confraternita.

È stato soprattutto dopo i due terremoti del novecento, quello del ’62 prima e quello dell’80 poi, che la Chiesa ha assunto un volto del tutto nuovo: la facciata è stata completamente ricostruita, mentre la vecchia muratura in pietrame è stata sostituita da una in tufo e mattoni pieni.

Sulla Chiesa di San Bernardino è incisa la profonda dedizione che i mirabellani nutrono per il Santo, ricordato come il primo grande predicatore del XIV secolo: Bernardino fu portavoce di messaggi di pace, associazionismo e giustizia sociale temi di assoluta modernità e considerati rivoluzionari per l’epoca nei quali furono divulgati.

Antonella Tauro

 

 


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