Comunità virtuali o reali? Uno dei più grandi dubbi mediatici del XXI secolo!

comunità reali

L’uomo è per natura un essere sociale, affermava Aristotele. E come dargli torto?

La capacità di comunicare nasce dall’esigenza di condividere con i propri simili non solo informazioni utili per la sopravvivenza, ma anche emozioni, piaceri, interessi. L’avvento delle nuove tecnologie ha facilitato notevolmente la vita di ogni individuo per molti aspetti, permettendo ad esempio di comunicare più rapidamente e a grandi distanze. Oggigiorno la rete Internet, fatta apposta per stimolare le fantasie di una democrazia universale e policentrica, è lo strumento principe della comunicazione e sta diventando sempre più una piattaforma di apprendimento: ne sono testimonianza la nascita delle cosiddette comunità virtuali.

Il termine comunità virtuale è stato reso celebre da Howard Rheingold in The Virtual Community: Homesteading on the Electronic Frontier. Il saggista statunitense l’ha usato per analizzare il Well, una delle prime organizzazioni sociali di internet, che sembrava somigliare ad una serie di individui che usavano le tecnologie digitali per condividere opinioni ed esperienze. Nell’accezione comune del termine, una comunità virtuale, o comunità on line, è un insieme di persone interessate a un

determinato argomento che corrispondono tra loro attraverso una rete telematica, costituendo una rete sociale con caratteristiche peculiari.

Infatti, tale aggregazione non è necessariamente vincolata al luogo o paese di provenienza: essendo una comunità on line, chiunque può partecipare ovunque si trovi con un semplice accesso alle reti, lasciando messaggi su forum. Può rimanere unicamente tale, oppure estendersi nel mondo fisico, permettendo l’incontro dei suoi appartenenti.

Questo tipo di relazioni e comportamenti fanno in modo che ogni utente si senta a casa sua, ma non nel senso delle quattro mura in cui ognuno di noi vive: in un clima di serenità, intimità e confidenza che sono caratteristiche di una comunità reale. Qui, reale e virtuale cominciano a confondersi, a mischiarsi, al punto da sembrare una cosa sola. Manuel Castells, in La nascita della società in rete, affronta il dibattito sulle dimensioni sociali di internet negli anni novanta e si chiede se questo medium favorisca lo sviluppo di nuove comunità, di comunità virtuali, o, invece, provochi l’isolamento personale, recidendo i legami dei singoli individui con la società, e, infine, col mondo reale.

Ma il distinguere il reale dal virtuale non è nient’altro che un falso problema. In primo luogo perché il termine virtuale porta con sé l’idea che questo tipo di comunità viva una dimensione completamente separata dalle comunità intese in senso classico, cosa che in realtà non è vera poiché la ricerca sostiene che internet non sia un sostituto di legami comunitari, anzi rappresenti un valido complemento. Infatti, non è un caso che alcune ricerche mostrino come gli utenti internet abbiano reti sociali più ampie dei non utenti. In secondo luogo il concetto è stato usato per descrivere una contrapposizione netta con le comunità faccia a faccia, considerando quest’ultime come garanzia di un’esperienza sociale più intensa e profonda.

Ma aldilà dell’evidente ambiguità di queste connotazioni, alcuni ritengono che le comunità faccia a faccia, quando raggiungono certe dimensioni, siano anch’esse, in un certo senso, comunità virtuali, in quanto, seguendo l’argomentazione del professor Benedict Anderson, in Imagined Communities Reflections on the Origins of Nationalism, sono luoghi in cui i membri non possono instaurare un legame comunitario basato sulla prossimità sociale, ma basato sul sentimento di appartenenza.

In definitiva, le comunità virtuali sono comunità reali? Sì e no. Sono comunità, ma non nel senso fisico del termine, dato che non seguono gli stessi schemi di comunicazione e d’interazione delle comunità fisiche. Però non sono irreali: agiscono a un livello di realtà diverso. Le comunità virtuali sono reti sociali interpersonali, gran parte delle quali basate su legami deboli, estremamente diversificati e specializzati, e tuttavia in grado di generare reciprocità e sostegno attraverso le dinamiche dell’interazione prolungata. Non sono imitazioni di altre forme di vita, ma hanno una dinamica propria: la Rete è la Rete. Le comunità virtuali

rafforzano la tendenza verso la privatizzazione della socialità, vale a dire la ricostruzione di reti sociali intorno all’individuo e lo sviluppo di comunità personali, sia fisiche sia on line. Con questo, non si vuole negare l’esperienza delle comunità digitali e delle reti sociali negli spazi digitali, ma si vuole semplicemente sottolineare che da più parti il concetto di comunità virtuale, nel momento in cui viene usato per descrivere una relazione puramente virtuale e rigidamente separata da quella faccia a faccia, non solo è considerato un falso problema, ma è anche un modo poco produttivo di studiare le forme di socialità on line.

Andrea De Gennaro


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