The Lone Ranger… il ritorno del cavaliere solitario

THE LONE RANGER

The Lone Ranger, il cavaliere solitario. Detto così, ci sarà sicuramente qualcuno, avanti con l’età, che con la mente tornerà all’infanzia, quando del “cavaliere solitario” si narrava nei fumetti o nei cartoni animati. Una tradizione che parte dalla radio, nel lontano 1933, e arriva sui maxischermi, rivisitata ma sempre appetitosa.

Il cavaliere solitario resiste anche nel 2013: è John Reid, giovane uomo di giustizia tornato nel vecchio west per insegnare ai suoi compatrioti che la legge può essere più pungente e spietata di un colpo di pistola. La pistola, che lui stenta a maneggiare, è invece il perno su cui grava la vita di suo fratello, Dan Reid, eroico cowboy in continua lotta con i criminali del posto.

Il fato vuole che Dan Reid venga ucciso in una spedizione cui partecipa anche il fratello John, assieme al resto della comitiva. Degli otto cowboy, solo John sopravvive acquisendo così il titolo di nuovo giustiziere, che però gli si addice ben poco.

Ad aiutarlo sarà Tonto, un simpatico quanto strambo indiano che, a parere di molti, è il vero protagonista del film, il quid in più che rende la pellicola divertente. Tonto vede in John un grande guerriero, lo spirito errante che lo aiuterà nella sua ricerca. Questa ricerca porterà frutti, anche se, a tratti, sembrerà assurda. Ad esempio quando, su uno sfondo deserto, John e Tonto siedono sul dorso di un cavallo bianco con un improbabile ombrellino rosa; o ancora, quando, sommersi di terra fino al collo, dal terreno sbucano le loro teste stremate dal sole cocente.

Una strana coppia, che impareremo a conoscere lungo le due ore e mezzo di film, grazie al racconto dello stesso Tonto, invecchiato di qualche anno. Sarà lui a ricucire i minuti e i giorni che l’hanno visto amico e compagno di battaglia di John Reid e lo fa mentre si trova in un dismesso museo di cui è diventato attrazione: si è, in un certo senso, trasformato in una statua di cera, ferma immobile davanti ad un paesaggio deserto disegnato su cartone. Sì, è alquanto improbabile… ma la fantasia è matrice di grandi cose. Anche di dar vita e parola ad una statua di cera.

L’ascoltatore d’eccezione è un bambino travestito da cowboy. La sua maschera sarà responsabile dell’improvviso risveglio di Tonto, assopito nella sua scorza di cera. Quella maschera di pelle nera sembra quella indossata dal cavaliere solitario, quella che ha sancito l’inizio delle loro avventure. Così, dopo aver barattato una manciata di pop corn con un topo morto (che il bambino, giustamente, non accetterà), Tonto comincia a raccontare la genesi di quell’amicizia: dal dirottamento del treno dove è avvenuto il loro primo incontro, fino alla vittoria sul criminale Butch Cavendish e sulla corruzione dei politici del posto.

“The lone ranger” è un film adatto a tutti: ai nostalgici e ai bambini che sanno ancora apprezzare lo stile western. E’ carico di humor e stranezze, che culminano nel personaggio dell’indiano, interpretato da Johnny Depp.

Il suo è un confuso ritorno a Jack Sparrow, protagonista dei “Pirati dei Caraibi”, e al cappellaio matto di “Alice nel paese delle meraviglie”. Tonto è un personaggio giocoso e con improbabili teorie, che rivelano un peso sullo stomaco. Si tratta di un errore del passato che ancora lo perseguita. E’ visibile nei suoi occhi, che ricordano lo sguardo vuoto di Willy Wonka e Edward Mani di Forbici, sempre interpretati da Depp. La sua solitudine, appena accennata nel film, lo legherà a John Reid, interpretato da Armie Hammer.

Il cavaliere solitario è tornato e stavolta a gioire non saranno solo i bambini.

Irene De Dominicis


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