Il disservizio dei trasporti pubblici irpini: «Lascia l’auto a casa e… incrocia le dita!»

disservizio trasporti pubblici

A più di un mese dalla tragedia del viadotto dell’A16 che è costata la vita a ben 38 persone, gli occhi dei media, seppur in maniera più blanda, sono ancora puntati sull’Irpinia. Iniziano a muoversi le prime accuse e sembrano delinearsi le cause dell’incidente.

Ad andare per la maggiore è l’ipotesi di un guasto ai freni, che apre uno spiraglio sulla precarietà del servizio trasporti campano ed irpino in particolare. Sono circa 7milioni, tra studenti, anziani e impiegati ad usufruire annualmente dei trasporti pubblici, che dovrebbero rappresentare un’alternativa ecosostenibile e meno dispendiosa all’automobile.

Paradossalmente c’è chi, invece, agli autobus fatiscenti che AIR, AMTS e simili mettono a disposizione dell’utenza, preferisce il conto salato del benzinaio, controbilanciato dai disservizi del trasporto pubblico.

Pullman come forni, obsoleti, spesso guasti e maleodoranti percorrono le strade della nostra provincia, collegando (e anche male!) il capoluogo ai paesi del circondario e rappresentando, spesso, per gli studenti, l’unico mezzo per raggiungere le sedi scolastiche dislocate nel territorio.

Prendere l’autobus in Irpinia sta diventando sempre più come fare un salto nel vuoto. L’imprevisto è all’ordine del giorno e i pendolari lo sanno bene, tanto da essere arrivati al punto di tenerne conto a priori e di non meravigliarsi più di ritardi, “corse fantasma” e malfunzionamenti.

Assuefatti, ormai, alla pazienza e alla sopportazione, stipati come sardine e costretti, spesso e volentieri, a viaggiare in piedi, gli utenti dei trasporti pubblici lamentano disagi che rasentano l’assurdo: ore di attesa alle fermate a causa di autobus stracolmi che non arrestano la corsa, impossibilitati ad accogliere altri passeggeri, pullman sporchi, privi di aria condizionata (per mancanza di gas, si giustificano gli autisti), con finestrini bloccati e sedili bagnati a causa di infiltrazioni d’acqua.

Nonostante in molti casi la precarietà del servizio sia da addursi all’inciviltà dei passeggeri, è inutile fare orecchie da mercante ai reclami del pubblico, stanco di pagare per un servizio che, a conti fatti, esiste solo su carta. I capri espiatori del malcontento e della di quest’ultimo sono gli autisti, rappresentanti diretti della società che li impiega, ma esenti da ogni colpa o responsabilità.

L’origine del disagio va ricercata, infatti, molto più in alto, fino ad arrivare al fulcro del 95% dei problemi del Paese: la crisi economica che miete vittime quotidianamente e ad ogni livello della società.

Bisognerebbe, quindi, aspettare che passi la tempesta per vedere i primi miglioramenti?

E’ una domanda che troppo frequentemente viene posta a chi ne subisce direttamente i danni e che, a conti fatti, ha smesso di sperare già da un pezzo nel “verranno tempi migliori”.

Maria Beatrice Sirignano

 


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