Il ruolo delle Istituzioni locali in tempi di crisi economico-finanziaria

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A partire dal 2008, la crisi economico-finanziaria che ha investito l’Italia, unitamente alla maggior parte dei Paesi europei, ha generato notevoli ripercussioni sulle aree rurali del nostro Paese.

Il Rapporto annuale 2013 dell’Istat rileva che il tasso di disoccupazione a gennaio 2012 in Italia è stato pari al 9,6 % per toccare l’11,5% a marzo 2013. La significativa diminuzione del reddito disponibile delle famiglie (-2,2% nel 2012) si è riflessa in un considerevole calo della spesa per consumi (-1,6%), calo della produzione e dunque degli investimenti. Focalizzando l’attenzione sull’Irpinia, il Rapporto Irpinia 2013, elaborato dall’Osservatorio Economico della Camera di Commercio di Avellino, evidenzia dati poco confortanti di un sistema economico che soffre particolarmente un clima di incertezza e sfiducia.

Il tasso di disoccupazione nella Provincia di Avellino ha raggiunto il 15,2% nel 2012. Il numero di imprese in Provincia entrate in liquidazione nel 2012 ha subito un incremento del 21,1% rispetto all’anno precedente, inoltre, la quota di famiglie in condizioni di povertà è pari al 19% circa del totale delle famiglie residenti in Provincia.

Nel Rapporto Irpinia 2013 si legge ancora che il tessuto imprenditoriale dell’Irpinia è costituito per lo più da micro imprese con dimensione media di circa 2,8 addetti il ché evidenzia che probabilmente quello industriale non è il settore trainante dell’economia locale.

In uno scenario siffatto, le aree rurali da sempre più depresse si vedono colpite passivamente dagli effetti dell’andamento economico negativo delle piccole realtà aziendali in esse ubicate che genera disoccupazione e, a cascata, riduzione dei consumi, calo della produzione e quindi degli investimenti.

Altrettanto passivamente tali aree subiscono l’impatto negativo della crisi economico-finanziaria in termini di riduzione dei servizi primari determinata dai tagli impartiti dalle manovre finanziarie che si sono, in questi ultimi mesi, succedute in quanto ritenute necessarie per il risanamento dei conti pubblici. Il sistema di Welfare dei Comuni di piccole dimensioni, infatti, si trova a dover contemperare l’aumento dei bisogni dei cittadini con la continua diminuzioni delle risorse occorrenti a rendere fruibili servizi pubblici essenziali.

In generale, le istituzioni locali si trovano ad affrontare gli effetti della crisi economica attraverso la contrazione della propria risposta sociale in un momento in cui la “sofferenza” sociale si va inasprendo.

La centralità e la rilevanza di questa realtà pone, pertanto, importanti interrogativi sul ruolo delle Istituzioni locali in tempi di crisi dal momento che, da un lato, si palesa l’elevata vulnerabilità del settore industriale privato e, dall’altro, la scarsa possibilità degli Enti ad intervenire a sostegno delle famiglie e del mondo del lavoro a causa della mancanza di risorse.

Come descrive Cittalia, Fondazione Anci Ricerche, le misure anticrisi più ricorrenti messe in atto dalle istituzioni locali negli ultimi anni e finalizzate a fronteggiare la crisi e a sostenere le famiglie in difficoltà hanno riguardato l’agevolazione nell’accesso al credito, la riduzione delle rette e delle tariffe sui servizi comunali per le famiglie in difficoltà, l’aumento di contributi economici per i cittadini in sofferenza economica per utenze, spese scolastiche o per l’acquisto di generi di prima necessità, l’ampliamento delle fasce di reddito base (Isee) di coloro che hanno diritto ad esenzioni, la riduzione dei canoni di locazione degli alloggi pubblici, l’erogazione di borse lavoro per il reinserimento lavorativo, la predisposizione di voucher per lavoro occasionale e accessorio rivolti a disoccupati, cassaintegrati o soggetti in mobilità.

Due elementi però da evidenziare e meritevoli di opportuna considerazione da parte delle istituzioni locali nell’ottica dell’implementazione di strategie volte alla ripresa economica  dei territori locali sono: a) dal 2008 ad oggi il turismo è stato l’unico settore che si è mantenuto stabile sebbene la crisi; b) dal 2008 si è assistito ad un progressivo aumento di utilizzo delle forme di partenariato pubblico-privato al fine di fronteggiare la crisi.

Sul primo punto, appare evidente che le ricchezze storiche, culturali, paesaggistiche, ambientali ed enogastronomiche, feste, tradizioni e produzioni tipiche rappresentano risorse strategiche per lo sviluppo del cosiddetto turismo dell’identità che, con un tasso di crescita medio annuo negli ultimi 10 anni del 5-8% (La Rivista del Turismo – Touring Club Italiano), può rappresentare un volano per la ripresa economica locale.

Pertanto è funzione delle istituzioni locali promuovere iniziative volte alla valorizzazione di tali risorse turistiche territoriali con il coinvolgimento sia di altre istituzioni pubbliche (partnership pubblico-pubblico), sia attraverso il coinvolgimento di privati.

Relativamente al secondo aspetto, le più svariate forme di partnership pubblico-privato rappresentano una soluzione alle ridotte capacità finanziarie delle realtà territoriali più piccole che attraverso detto strumento possono riqualificare i centri storici, realizzare impianti sportivi, di depurazione, opere di pubblica utilità, attuare programmi di risparmio energetico e nello specifico: fotovoltaico, minieolico, cogenerazione, biomasse, riciclo dei rifiuti, progettazione ambientale sostenibile.

Tali forme di cooperazione genererebbero benefici relativi a costi inferiori per le imprese private dovuti al minor costo del capitale pubblico, maggiore qualità del servizio rispetto al solo intervento pubblico, coinvolgimento delle imprese private in attività edili e/o industriali, riconversione delle aree rurali.

 Adelina Di Pietro


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