«Psicopatologia dell’uomo politico italiano»

uomo politico

(stralci da un articolo, ‘Psicopatologia dell’uomo politico italiano’, scritto dal Dr. Francesco Bova – Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso l’Università di Padova; specializzato in Psiachiatria. http://www.medicitalia.it/francesco.bova/news/3626/Psicopatologia-dell-uomo-politico-italiano)

«Non c’è grande simpatia per gli uomini politici. La cosa sembrerebbe scontata se non fosse per il fatto che siamo noi stessi a determinarne l’esistenza. Questo un po’ dipende da una forma di invidia che ci fa pensare che saremmo migliori se fossimo al loro posto e un po’ dal comportamento spesso arrogante che il politico medio assume dopo un po’ di tempo che si ritrova a gestire un potere, che di solito non è abituato a sostenere. Il prezzo è quello di una perdita più o meno parziale di quell’equilibrio che aveva fatto intravedere ai potenziali elettori e che di conseguenza ne aveva determinato l’elezione.

Nella mia pratica di psichiatra nel servizio pubblico, mi sono spesso imbattuto in ottimi colleghi che una volta diventati primari si sono rivelati davvero pessimi. Pensavo che il primariato a contratto della durata di cinque anni, avrebbe migliorato la situazione in tal senso, ma purtroppo le conferme dopo i cinque anni sono diventate prassi e il timore della non riconferma ha contribuito ad implementare quei comportamenti nei colleghi primari che, più che volti a migliorare i servizi, risultano prevalentemente finalizzati a mantenere loro stessi nel ruolo.

L’essere umano ha molti problemi a pensarsi come soggetto a tempo determinato. La mitologia greca è ricca di esempi di uomini che nel tentativo di perdere il loro status di mortali hanno pagato un prezzo altissimo (Prometeo rimediò una bella cirrosi). Il mito aveva proprio lo scopo di ricordare agli uomini la propria mortalità e attraverso questa consapevolezza, essere d’aiuto nel mantenere un certo equilibrio. Anzi, a giudicare gli dei immortali dai propri comportamenti privi di principi etici e morali sembra proprio che gli umani, con la loro certezza della fine, siano stati i depositari del buon senso, come ci racconta Omero a proposito di Ulisse.

L’uomo politico italiano quindi con la sua possibilità di riconferma a tempo indeterminato, rischia nel tempo di perdere la consapevolezza dei propri limiti e di credersi una sorta di semidio che anela all’immortalità. Sappiamo tutti come il tempo minimo di una legislatura che da diritto ad una pensione a vita sia stato motivo di sopravvivenza di molti governi che non avrebbero avuto alcun senso sul piano concreto. Un esempio lampante è sicuramente quello del governo attuale. Perpetuare la legislatura fino alla scadenza da indubbi vantaggi ai politici eletti e nonostante le critiche che piovono copiose da parte di cittadini delusi, non sembrano interessati alla perdita temporanea di consenso, anche perché le eventuali prossime elezioni sono lontane e la memoria degli elettori è notoriamente corta. D’altra parte nessuno può negare che è veramente molto difficile trovare in una qualsiasi popolazione (in senso statistico) una maggioranza che abbia tratti masochistici sufficienti da prendere delle decisioni contro il proprio stesso interesse.

Sembra quindi che i nostri politici dal momento in cui vengono eletti per la prima volta, di fronte al terrifico quinquennio in cui potranno esercitare il proprio potere, diventino inevitabilmente vittime di una sindrome: la “sindrome da potere cronico”. Una via paradossale d’uscita da tale situazione sarebbe quella di conferire incarichi a vita in modo tale che i soggetti incaricati non debbano preoccuparsi della propria rielezione. E’ quello succede a molti senatori a vita, che in una condizione di tempo indeterminato, il famoso “per sempre”, appaiono diventare particolarmente saggi.

Il pragmatismo anglosassone ha capito l’esistenza di questo pericolo fin da tempi immemori e ha definito costituzionalmente il tempo in cui un singolo uomo può gestire il potere. Il tempo determinato permette a questi uomini di mostrarsi agli altri come simili, come umani che mangiano, bevono, ridono, stanno con i figli o con i nipoti (Obama ne è un esempio). Questo assetto sembra garantire sia il politico stesso che esce dalla sua esperienza di responsabilità con un bagaglio tale da permettergli un futuro da saggio comunicatore, sia per la democrazia che si può permettere in tal modo pluralità di visioni nel tempo e in alcuni casi una certa alternanza politica.

Il concetto di alternanza politica in Italia è assolutamente sui generis, ed è più mutuato dalla psicologia infantile che dal pragmatismo anglo sassone: “adesso tocca a me giocare perché fino ad adesso hai giocato tu”. Era questo il senso dell’alternanza grottescamente inaugurato dalla coppia Craxi-De Mita qualche decennio fa, che anziché rimanere nella storia come esempio di imbecillità è diventato il fondamento del nostro sistema politico cosiddetto maggioritario».

Commento

Questo articolo rende perfettamente l’idea di quale sia la situazione socio-politica che stiamo vivendo da oltre 30 anni e che oggi è arrivata nella fase più profonda di criticità. Di quanto sia importante che la governabilità sia esercitata per un lasso di tempo breve e determinato, che ci sia l’alternanza e soprattutto che le stesse persone non si ripresentino semplicemente dietro volti nuovi, continuando a muovere i “fili della marionetta”.

Al contempo è importante che le persone si accorgano, che nei pensieri di chi governa e amministra, non c’è spazio per le richieste di tutti, e che prima o poi arriverà la delusione perché non è stata soddisfatta la propria aspettativa. Oppure, chi si è ritrovato in una posizione di “costrizione”, ha sempre la possibilità di scegliere; è solo una questione di coraggio ad essere Uomini e Donne!! Ogni azione non compiuta o compiuta a danno di altri è da condannare sia moralmente che eticamente… Tutto ciò ci fa capire quanto, la soluzione più giusta, sia seguire il messaggio di persone nuove che si “affacciano” e che hanno desiderio di provare a fare qualcosa di buono, pur con i propri limiti (tutti ne abbiamo); è la fiducia data al ‘nuovo’ che può generare speranza per un futuro migliore.

Ci sono due aspetti dell’attualità, la Legge sul ‘voto di scambio’ e la GMG vissuta con Papa Francesco, che, hanno assunto un significato molto forte e che per questo, evidentemente, rappresentano il segnale di quanto sia stato, davvero, toccato il fondo, si stia vivendo un vero e concreto tradimento dei valori della ‘democrazia’, quella vera, non quella proclamata.

Il ‘voto di scambio’, rappresenta un voto regolarmente dato da un elettore ma non motivato da scelte politiche frutto di riflessioni sincere e disinteressate, ma da tornaconti ricevuti da parte di chi si candida o chi per lui. Questa “prassi”, con il passare del tempo, è andata via via diffondendosi, sempre più, fino ad arrivare allo stadio attuale dell’eccesso intollerabile, tanto da causare il blocco dell’intero sistema socio-economico.

Gli attori del ‘voto di scambio’ sono i politici, dove le particolarità dei loro comportamenti sono state evidenziate nell’articolo del dottor Bova, ed il cittadino, che, invece, ha come unico obiettivo la “sistemazione per sé e per i propri familiari” senza alcuna coscienza per la vita degli altri membri della comunità e dei problemi che i loro comportamenti possono causare alla comunità stessa.

Ciò implica, secondo una visione schematica, che se coloro che sentono dentro di sé i Valori della Vita, perché hanno ricevuto una giusta educazione basata su rispetto lealtà, onestà, altruismo, solidarietà, sono in minoranza, dovranno soccombere per sempre. Ma se non fossero in minoranza, beh… soltanto loro potrebbero cambiare il corso delle cose e porre le basi per un futuro più giusto per sé e per i propri figli, pensando che sia possibile una realtà dove a star bene siano tutti e non solo alcuni. In fondo la ‘vita’ è configurabile come una esperienza da vivere insieme e non da soli, altrimenti non esisteremmo in tanti…

Ogni essere umano nasce per seguire un suo percorso di vita, nella libertà di pensiero ed azione; ma nel momento in cui non si ha il coraggio e la forza di evidenziare il proprio valore rispetto alla “sopraffazione” dell’altro, familiari, amici, parenti, conoscenti… la propria vita avrà deviato dal suo percorso naturale perdendo la possibilità  di dare alla società la propria “ricchezza”, motivo per il quale sostanzialmente esistiamo…

Al contempo, la GMG – Giornata Mondiale della Gioventù – è stata l’occasione attraverso la quale Papa Francesco, persona di grande sensibilità ed intelligenza, in questa fase di inizio del suo mandato, ha deciso di partire dai giovani, che sono il simbolo della speranza, speranza di un cambiamento profondo dei comportamenti degli adulti, in particolare di chi ricopre incarichi istituzionali a qualsiasi livello, perché in grado di cambiare la vita delle persone con le proprie decisioni ed azioni; quest’ultimi arrivati ormai al capolinea ed incapaci di raccogliere più alcuna credibilità e non più tollerati dalla società.

Come più volte ribadito anche da Papa Francesco «…Dio ci invita ogni giorno a fare meglio, indicandoci di non perdere mai di vista gli altri…»; quindi se ci sentiamo vicini alla fede, così come la rappresenta Papa Francesco, allora c’è molto lavoro da fare su noi stessi e nulla è impossibile. Ma se le altre persone per noi non esistono realmente, perché esistono prima i nostri interessi, allora mettiamo da parte l’ipocrisia e consideriamoci come parte di una ‘realtà animale’ dove non c’è civiltà. In fondo, in quel tipo di realtà, si pensa solo a se stessi pur facendo male agli altri.

Clorinda De Feo


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