“Settembre Eclanese 2013”? Una festa formato famiglia

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Tirare le somme, si sa, è sempre la parte più dura. Ci si rende conto del tempo che è passato e si guarda con occhio critico a ciò che si è vissuto. Ci si ferma a riflettere, si analizzano i particolari, ci si forma un pensiero, un parere, su quanto accaduto.

Ed è questo lo scopo del nostro articolo: dare al lettore una panoramica generale dell’opinione comune sull’ennesimo “Settembre Eclanese” e metterne in luce, attraverso le parole degli intervistati, gli aspetti positivi e, perché no, anche le mancanze.  Scelte a caso trai mirabellani e non, le persone in questione hanno espresso il proprio parere senza pressione alcuna e quanto da loro detto viene riportato integralmente, senza modifiche da parte di chi scrive.

Chi parla è un’impiegata, madre di famiglia, di 40 anni: «Quest’anno, dopo tempo, io e la mia famiglia abbiamo potuto goderci l’intero ‘Settembre Eclanese’, che ha soddisfatto i giusti di tutti. Non c’è stato il caos dei due anni precedenti (quando abbiamo ospitato i concerti di Caparezza ed Emma Marrone ndr.) e tutte le zone del paese erano facilmente praticabili. Ciò ha permesso a chi, come me, ha figli piccoli, di lasciarli liberi di godere anche loro del clima di festa che c’era in paese. Si è provveduto a rendere il programma eterogeneo, organizzando ogni tipo di attività e anche la scelta di un nome quale quello di Albano Carrisi mi ha soddisfatta. Oltre a preferire la sua musica a quella di tanti cantanti “moderni”, mi ha tranquillizzata l’idea che il suo pubblico è nettamente diverso dai “fans” dei colleghi “new age”. Insomma, per farla breve, due anni fa ho costretto in casa i miei figli la sera del lunedì, mentre finalmente stavolta ci siamo concessi tutti del sano divertimento. Mi è piaciuto anche il fatto che ogni sera fosse diversa dall’altra. Quando la danza, quando il canto, quando la musica hanno reso questo Settembre alla portata di tutti».

Un’opinione più ‘giovane’ ci viene offerta da una ragazza, studentessa, di 17 anni: «Ogni anno aspetto con ansia che arrivi la festa perché il paese si popola e noi giovani non siamo costretti a spostarci, in quanto ogni sera si organizza qualcosa. Oltre al legame affettivo con il Carro, che mi porta a non perdermi mai l’annuale appuntamento con la ‘Grande Tirata’, l’atmosfera di festa che pervade il paese e la stessa che si respira in casa mia fa sì che io conti i giorni che mancano all’inizio del Settembre Eclanese. Puntualmente c’è una serata in particolare che mi sorprende e mi emoziona più delle altre. Quest’anno è stato lo spettacolo di Iskra Menarini (corista di Lucio Dalla ndr.) che, da fan sfegatata di Lucio, ho apprezzato maggiormente. Devo ammettere, però, che ho notato una certa ripetitività nel programma degli ultimi anni. Insomma, ci sono manifestazione che si ripetono ogni Settembre, nella stessa data, alla stessa ora e che, dopo un po’, “sanno di muffa”! Al loro posto io preferirei che si organizzassero , come ho già visto fare in altri Comuni, le Giornate della Gioventù, dedicate solo a noi ragazzi, con tornei, giochi e gruppi emergenti. Ho notato con piacere, inoltre, che stavolta anche i miei genitori hanno vissuto attivamente la festa, divertendosi e partecipando a quasi tutte le manifestazioni in programma. A differenza del passato, il Settembre Eclanese 2013 è stata una festa formato famiglia».

Infine abbiamo voluto ascoltare anche il parere di una “forestiera”, un’insegnante di 46 anni: «Sono stata avvicinata alla ‘Festa del Carro’ da una compagna di università mirabellana che, intorno ai primi di settembre, lasciava l’appartamento per tornare in paese e che parlava con emozione della famosa ‘Tirata’, della festa che ne conseguiva e delle tradizioni legate all’evento. Un anno si offrì di ospitarmi affinché partecipassi alla festa e dessi una forma ai tanti suoi racconti. Da quella volta, nonostante io non viva proprio vicinissimo a Mirabella, non mi perdo una ‘Tirata!’. Mi piace osservare come una Comunità così numerosa, come quella mirabellana, un giorno all’anno si riunisca per portare avanti una tradizione secolare, che affonda le sue radici in epoche remote. Resto affascinata dalla maestria e dal talento di chi cura un’opera d’arte come il Carro e dalla dedizione impiegata per rifinirne le parti usurate. Quest’anno, però, ho notato a malincuore come si sia un po’ perso il fervore di una volta. Le funi non sempre erano popolate e, tra i turisti accorsi per godersi la manifestazione, ho potuto notare anche volti di persone del luogo che conoscevo. Ciò mi ha fatto pensare a come, spesso, nemmeno tradizioni così sentite riescano a sfidare il tempo e a resistere ai cambiamenti continui di epoche come la nostra».

Beatrice Sirignano


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