…la prima volta in pista!

prima volta in pista

Partiamo innanzitutto dalla preparazione psicologica. L’atteggiamento che si ha nei confronti della pista cambia da persona a persona, ma va detto che la prima volta quasi tutti hanno come un senso di paura nel varcare il fatidico cancello che porta dai box alla pista, e anzi alcuni quel senso di paura se lo porta per sempre e costituisce un po’ il bagaglio del motociclista pistillo. Francamente non so da cosa possa dipendere questo fatto: la pista è un posto sicuro, non ci sono camion, auto, sporcizia, muretti, guard-rail assassini, strapiombi, ecc…, eppure si ha paura.

A me piace dire che nella vita si ha paura delle cose che non si conoscono: la strada la conosciamo (è un posto che impariamo a conoscere da bambini) ed è questo che spesso ci porta a commettere l’errore di considerarla “amica” e di strafare nella guida su strada. La pista, al contrario, è un posto nuovo, percepito con aria di “competizione” e soprattutto da noi appassionati percepito come un posto dove tutto avviene in fretta, dove bisogna imparare a convivere con i millesimi di secondo per prendere una decisione, con i millimetri per calcolare gli spazi. Poi spesso a complicare la cosa si aggiunge il fatto che mentre ci stiamo preparando nei box magari c’è qualcuno che scivola in pista, e lì le nostre certezze vengono meno perché si pensa “perbacco, ma allora non è vero che in pista non si cade”. L’atteggiamento corretto è sicuramente quello di non strafare, soprattutto le prime volte che si va in pista, ma non farsi sopraffare dalla paura che può portare a vedere situazioni di pericolo dove non ci sono, e quindi commettere errori inutili e rischiosi.

La regola principale è “mai far andare la moto oltre le nostre possibilità”: non deve essere lei a guidarci, ma noi a decidere cosa farle fare e come farglielo fare. Quindi non bisogna essere terrorizzati dalla pista in quanto tale, ma vivere quel momento (che non si scorda più) con serenità e spensieratezza e pensando esclusivamente al proprio divertimento.

Ecco giunti ad un altro punto importante: come reagire al responso della pista. Già, perché la prima volta che varcheremo quel cancello avremo in mente un solo pensiero “mo ti faccio vedere io…”. Poi appena usciti ci si renderà conto che la pista, se si può dire, è “viva”, e la prima volta sarà lei a darci un giudizio, quasi sempre crudo e sfacciato, perché alla prima volta (tranne rari casi di cui parleremo fra poco) capiterà sicuramente di essere impacciati, rigidi, tutti ci sorpasseranno. Insomma la prima volta si esce con un solo pensiero: “non sono proprio buono a niente”.

Ecco il sintomo di una sindrome molto grave, che nelle forme più lievi può farvi intossicare e perdere l’occasione di godersi una bella giornata, in quelle più gravi può portare a qualcosa di brutto come una caduta o qualche brutta esperienza. Già, perché se è vero che la primissima volta siamo tutti galvanizzati e contenti di aver finalmente fatto questa nuova emozionante esperienza, subito dopo cominciamo ad eleggerci giudici di noi stessi, a demoralizzarci, a considerarci non idonei a questo sport.

Ed è qui che si commette l’errore più grave. La cosa più importante è ignorare “i più forti”: le prime volte è inutile e controproducente pensare a quelli che girano 10-15″ più veloci di noi. Quelli hanno preparazione ma soprattutto “esperienza”. La cosa più importante è quindi pensare esclusivamente a divertirsi, non badando alla prestazione ma pensando che finalmente si ha la possibilità di guidare e sfogarsi senza dover pensare ai 100mila pericoli che ha una strada.

Le prime volte (se non già da subito la primissima volta) l’ansia da prestazione ha un nome ben preciso: sindrome della saponetta. Diciamocela tutta: chi di noi non ha mai sognato di uscire sin dal primo turno con sguardo trionfante e sventolare a tutti la propria saponetta rigorosamente strusciata?!?!? La prima strusciata non si scorda mai, soprattutto perché la paura che ci si prende è sempre notevole (quel rumore stranissimo che non si capisce da dove venga), però ancora una volta il fatto che non abbiate toccato alla prima pistata non deve essere presa come “un’onta” che vi porterete per sempre, e tanto peggio è cercare in tutti i modi di mettere il ginocchio a terra.

Spesso mi capita di osservare gente che nel tentativo di mettere il ginocchio a terra fa cose assurde e pericolosissime, come appendersi letteralmente alla moto, o adattare la velocità di percorrenza per far “tendere a cadere” la moto e sorreggerla con la saponetta.

Ecco diciamo sin da subito una cosa che poi approfondiremo meglio: usare il ginocchio come “sostegno” per la piega è quanto di più sbagliato ci sia perché porta a stancarci molto. Bisogna, infatti, tener conto che la saponetta è un “riferimento“, è un campanello che ci dice “guarda stai piegato tot, okkio”.

Attenzione non a caso non sto dicendo “guarda, stai troppo piegato, okkio”, perché non è detto che nel momento in cui si tocca il ginocchio a terra si è al max della piega. Questo perché possono esserci vari fattori che influenzano l’angolo di inclinazione max (tipo di gomme, posizione in sella ecc..). Sul fattore “S” torneremo tra poco, ma per adesso basta tenere ben a mente che, ancora una volta, non ci si deve stressare se non si è messo il ginocchio a terra. Le cose verranno da se. Come? Con la tecnica di posizione in sella, come vedremo fra un po’.

Se fate parte di quella categoria di persone che non lascia nulla al caso e che per la prima pistata avete già avete acquistato un crono, o peggio la vostra moto ne monta uno di serie, beh allora qui il consiglio è uno solo: SPEGNETELO! Il crono, questo aggeggio che ci fa sentire molto pro, ma che ha anche il terribile vizio di sbatterci la verità in faccia, alle prime pistate non serve a nulla. A meno di avere una dote innata all’utilizzo della moto, che vi permettere dopo pochissimi giri di cominciare a lottare seriamente per il “tempo”, le prime volte che uscirete in pista dovrete combattere con altri problemi come la posizione in sella, capire come impostare le curve, il fattore “S” di cui sopra, ecc. Quindi è inutile che accendete il crono o che cominciate a farvi prendere dalla classica crisi dei tempi biblici, non serve a niente. Cosa ancora peggiore è l’utilizzo dei cronometri integrati con la strumentazione della moto. Non essendo dei cronometri a fotocellula, sarà vostro compito in un punto prefissato della pista premere il famigerato tastino sul blocchetto comandi. Ma questo significa dover ulteriormente tenere conto di una variabile in una fase in cui si è nervosi, si sta concentrati a risolvere altri problemi, e quindi ci si mette a serio rischio di errori, oltre che si entra nel tunnel dei tempi “poco certi”: sarà stato un 53.23 oppure più in 54?! E se era un 52.7?! Lasciate stare i tempi, e pensate a divertirvi e soprattutto migliorare il vostro rapporto con la moto che vi porterà, col passare del tempo, a diventare un tutt’uno col mezzo, ad essere padroni, a prevenire pericoli per strada e in pista. E ricordate: il successo sta nel lavorare su una sola variabile per volta. E’ inutile che alle prime volte vi concentrate sulla posizione in sella, sul fattore “S”, sui tempi, sulla spettacolarità delle pieghe, ecc. Ne uscirete stanchi, abbattuti e non avrete messo a punto nessuno dei punti di cui sopra. Questa del crono è una regola che va usata anche quando si affrontano nuove piste: i primi turni, meglio non usarlo, meglio concentrarsi sulla ricerca di traiettorie migliori, e dei “riferimenti”. Si perché la cosa più importante di quando si entra in pista è cercare dei riferimenti: il cartello dei 100mt, quel cordolo colorato diverso, quella toppa di asfalto di altro colore, insomma dovete imparare a cercare qualcosa che costituisce un punto fermo in quello che fate, un punto fermo per staccare, inserirsi, ecc. Altro errore grave che si commette alle prime volte è farsi influenzare dai “fenomeni”. Intendiamoci, che nessuno se ne abbia a male, ma quasi sempre i consigli da “fenomeni” per chi è alle prime armi sono devastanti. Credetemi, ne ho sentito di tutti i tipi, spesso alcuni totalmente infondati. Quando stanno per consigliarvi qualcosa che sulle prime vi sembra inarrivabile, beh quello è il campanello di allarme che siete in presenza di un “fenomeno” e che i suoi consigli vanno presi con le pinze, o che magari dovete farne tesoro nella vostra mente per poi usarli per “crescere” come piloti. Questo è un esempio classico:

Novizio: «Un minuto più lento di te»
Fenomeno:« E ci credo: perché  tu non stacchi in piega»
Novizio: «Cosa? Chissà che vorrà dire?!»

Ecco questo è un esempio di consiglio da fenomeno: che ne volete sapere voi di staccare in piega se manco sapete staccare?! Staccare in piega significa sapere bene quel che si fa, avere la moto perfetta di assetto, avere gomme che permettono di farlo. Lasciate stare. Cercate prima di tutto di capire cosa significa “staccare” e soprattutto non dimenticatelo mai: divertitevi.

Il novizio della pista deve convivere con un altro grande problema: la paura degli altri in pista. Già. Quei missili terra aria che ci passano da tutte le parti e che non ci danno il tempo di ragionare per quello che facciamo. Questo discorso ne apre un altro: quello della pista per cominciare.

La pista per cominciare non dovrebbe mai essere una grande pista: insomma, se al battesimo ve ne andate al mugello, la allora so cazzi vostri. I piccoli cartodromi sono il posto migliore: poca gente, c’è quasi sempre la possibilità di accedere a basso costo a giornate intere e quindi di poter scegliere quando entrare.

Se, però, non potete proprio evitare di girare con chi va più forte di voi, allora diciamo subito cosa non fare: avere paura. Si, avere paura è la cosa peggiore che possiate fare. Non vi preoccupate: chi vi passa sa quel che fa. Lui ha una percezione della velocità che voi non avete, e quasi sicuramente in quel giro che vi passa e che voi lo vedete passare a cannone, beh in quel giro sta facendo il riscaldamento delle gomme. Evitate inoltre di improvvisare le traiettorie, girate puliti, ed evitate nella maniera più assoluta di mettervi nella testa di colui che sta per passarvi e cercare di capire dove lui vorrebbe che voi vi metteste: fate la traiettoria che fareste senza nessuno alle costole. Al resto ci penserà chi vi sorpasserà.

Insomma, morale della favola: be relaxed. Divertitevi e pensate a migliorare il rapporto con la vostra moto, le cose verranno da se.

Gianpiero Scala


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