La vaccinazione e l’“influenza” del sentito dire

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Complice l’abbassamento delle temperature, tipico dei mesi invernali, anche la prossima stagione influenzale e le malattie da raffreddamento si preparano a fare la loro comparsa e a mettere a letto milioni di italiani, tra grandi e piccoli. L’influenza può essere considerata come una delle più comuni malattie presenti nel mondo e, al tempo stesso, rappresenta una potenziale minaccia di pandemia. Si tratta di una malattia infettiva acuta, fortemente contagiosa causata da virus appartenenti alla famiglia degli Ortomixoviridiae.

Colpisce le vie respiratorie superiori ed inferiori e si manifesta con diversi sintomi quali febbre, tosse, starnuti, malessere generale e dolori muscolo-scheletrici. In genere ogni anno l’influenza viene presentata con un nome diverso e questo perché la definizione del virus influenzale solitamente prende spunto dalla zona geografica in cui sono stati segnalati i primi casi.

A differenza delle altre malattie, però, per l’influenza non è valido il principio che, una volta contratta l’infezione, l’organismo rimane immunizzato poiché tali virus sono geneticamente instabili e quindi tendono a modificarsi presentandosi ogni anno con una variante antigenica.

In Europa, l’influenza si manifesta con epidemie annuali durante la stagione fredda ma infezioni sporadiche possono verificarsi anche in altri periodi dell’anno, tuttavia nei mesi estivi l’incidenza è piuttosto bassa. È possibile che la malattia abbia un decorso asintomatico ma solitamente i sintomi comuni sono sempre presenti e, nei casi non complicati, si risolvono spontaneamente entro una settimana dall’esordio.

In Italia invece l’andamento stagionale delle sindromi simil-influenzali (influenza-like-illness, ILI) è rilevato attraverso la rete di medici sentinella, “Influnet”. I dati forniti dal sistema di rilevazione, attivo dal 1999, hanno permesso di stimare che tali sindromi  interessano ogni anno circa il 4-12% della popolazione italiana, a seconda delle caratteristiche del virus influenzale circolante in una data stagione.

I casi gravi di influenza possono essere determinati direttamente da virus influenzali, da sovrainfezioni batteriche o virali che si verificano dopo che il virus ha procurato un danno immunitario a livello delle basse vie respiratorie. Tali complicanze dell’influenza sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età e in determinate categorie a rischio quali ad esempio diabetici, soggetti con malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, cardiopatici, ecc. Alcuni studi hanno messo in evidenza anche un aumentato rischio di malattia grave nei bambini molto piccoli e nelle donne incinte, tuttavia casi gravi di influenza si verificano raramente anche in soggetti sani, cioè con uno stato immunitario ben funzionante.

Proprio perché si tratta di un grosso problema di Sanità Pubblica a causa dell’elevato numero di casi che si verificano in ogni stagione, che può variare a seconda della trasmissibilità del virus influenzale circolante, ogni anno il Ministero della Salute emette delle indicazioni pratiche sulla vaccinazione anti influenzale che solitamente parte alla fine di ottobre e termina ai primi di dicembre.

Il vaccino oggigiorno è senza dubbio il principale strumento preventivo nei confronti dell’influenza in quanto è in grado di ridurre notevolmente le probabilità di contrarre la malattia. Dal punto di vista tecnico quello messo a punto per la prossima stagione influenzale è un  trivalente che presenta all’interno un antigene analogo al ceppo virale A/California/7/2009 (H1N1), un antigene analogo al ceppo A/Victoria/361/2011 (H3N2) – A/Texas/50/2012 (H3N2) e un antigene analogo al ceppo B/Massachusetts/2012.

Ma come ogni anno molti si trovano di fronte al solito dubbio: fare o meno la vaccinazione antinfluenzale?!

Le principali autorità sanitarie, compresa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), consigliano la vaccinazione, soprattutto per i succitati «gruppi a rischio», ma uno studio pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal argomenta invece alcuni dubbi sulla reale solidità scientifica delle ricerche su cui si basano le politiche vaccinali.

Secondo tali autori, infatti, il vaccino antinfluenzale in effetti funzionerebbe sul virus dell’influenza ma non avrebbe efficacia per molte patologie respiratorie

simili all’influenza che invece vengono provocate da altri virus oppure da batteri. Secondo tale analisi molto spesso le influenze propriamente dette sono una minoranza rispetto alle simil-influenze e quindi sarebbe da valutare con più attenzione l’opportunità di una vaccinazione di massa.

Altri esperti del settore però sostengono che gli studi a disposizione, anche se talvolta presentano grossi limiti riguardo al “campione statistico” esaminato, danno comunque indicazioni favorevoli in merito al rapporto costo/beneficio della vaccinazione contro l’influenza e che la profilassi in alcuni casi può essere una vera e propria pratica salvavita.

Altro importante interrogativo è il seguente: ci si può ammalare anche se vaccinati?

La risposta purtroppo è affermativa ma i sintomi influenzali in tal caso saranno più lievi e si eviterà l’insorgere di eventuali complicazioni.

La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), oltre a sostenere, come l’OMS, l’importanza della vaccinazione antinfluenzale, ha messo a punto sette semplici regole di comportamento che possono di sicuro contribuire a superare meglio l’influenza e a contenere la trasmissione del virus che, com’è noto, avviene per via aerea (tosse, starnuti) o tramite il contatto con mani contaminate da secrezioni respiratorie.

    1. Lavarsi spesso le mani con il sapone soprattutto dopo aver tossito o starnutito;
    2. Coprire la bocca ed il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce gettandolo nella spazzatura dopo l’utilizzo;
    3. Stare a debita distanza da chi manifesta sintomi influenzali;
    4. Aerare regolarmente gli ambienti chiusi;
    5. Evitare di portare le mani non lavate a contatto con le proprie mucose (occhi, bocca, naso)
    6. Restare a letto in ambiente caldo ma non troppo secco durante l’influenza evitando di contagiare gli altri, fin dai primi sintomi, non andando al lavoro o a scuola;
    7. Seguire una dieta equilibrata, ricca soprattutto di liquidi indispensabili per reintegrare l’acqua ed i sali minerali persi a causa dell’abbondante sudorazione dovuta all’influenza. 

In definitiva, sebbene la vaccinazione per i soggetti a rischio è raccomandata, per i soggetti sani invece la decisione di effettuarla o meno deve essere presa in piena libertà consultando sempre il proprio medico di famiglia il quale gioca un ruolo chiave proprio perché saprà valutare con attenzione l’effettivo rischio di contagio e di complicazioni di patologie preesistenti.

Credo sia dunque fondamentale riporre un po’ più di fiducia nelle Istituzioni Sanitarie Pubbliche ed affidarsi ai professionisti del settore evitando il fai da te e cercando di dare meno credito alle chiacchiere del Web che molto spesso risultano essere prive di alcuna evidenza scientifica.

“Non esistono innocenti: tutti abbiamo passato un raffreddore a qualcuno” (Marcello Marchesi)

 Lino Moscato


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