Concorrenza sleale o rispetto delle regole? Le “mosche bianche” sono una rarità

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Nell’ultimo numero de “La Fenice on-line”, si accenna alla possibilità, da parte del Comune, di acquistare alcune attrezzature, che si utilizzano solitamente durante il “Settembre Eclanese”, invece di affittarle, in previsione di un risparmio cospicuo. Ne sono sorte polemiche, anche perché, con l’articolo, si vanno a colpire legittime o meno legittime aspettative da parte degli operatori commerciali coinvolti. L’ammortizzatore sociale “home made” è richiamato anche in quello scritto.

Non voglio entrare nel merito della questione, ma un commento molto aggressivo, in cui si parlava di professionalità, di regole, di norme, ha bisogno di alcune precisazioni.

Tutti dovrebbero pagare le tasse, tutti dovrebbero rispettare la normativa sulla sicurezza sul lavoro, tutti dovrebbero attenersi alle tariffe stabilite dai contratti nazionali e al pagamento dei contributi per i propri dipendenti. La verità però è altra. In effetti le notizie delle morti bianche anche sui cantieri dove erano in costruzione palchi per concerti di cantanti importanti (Jovanotti), ci dicono che il rispetto delle regole non viene visto come un obbligo, ma come un costo. Orari di lavoro massacranti, sicurezza come optional, contrattualistica e salari non rispettati.

Mirabella Eclano, a quanto sembra da alcuni commenti e commentatori, sfugge a questo sistema. Ebbene, invece, la realtà è che a Mirabella Eclano, si verificano le stesse situazioni e ci sono gli stessi scompensi.

Nelle piccole imprese artigiane, produttive, commerciali, e di servizio, dove non si superano i 15 dipendenti, anzi, quasi sempre ve ne sono tra 1 e 3,  il lavoro nero è quasi la regola. Spesso l’imprenditore non versa i contributi nemmeno per se stesso.

Le “mosche bianche”, cioè chi rispetta le regole in tutto e per tutto, sono una rarità. Ma la cosa diventa grave quando superiamo la soglia dei 15 dipendenti o parliamo di Grande Distribuzione Organizzata, Centri Commerciali, piccole industrie. Nella maggior parte dei casi, ma non sempre, si riscontra almeno la tutela del contratto, ma le regole si fermano li.

E ci risiamo, orari massacranti, giorni di riposo inesistenti, ferie o malattie non riconosciute, paghe ridotte rispetto alla previsione contrattuale e comunque difformi tra il realmente percepito e il dichiarato in busta paga, tutela sindacale inesistente e utilizzo di forme contrattuali non previste per l’impiego specifico (stagisti pagati dalla Regione Campania assimilati a lavoratori dipendenti)

Siamo in pieno Medioevo. Il prezzo di un bene viene definito non in base all’abilità imprenditoriale, ma sulla pelle dei dipendenti. Alcune offerte, possono essere messe in campo solo perché non vengono rispettate le regole del comune vivere civile. Che concorrenza è mai questa, quali capacità imprenditoriali vogliamo dimostrare?

Allora, in una situazione del genere, visibile a tutti, e di cui tutti siamo a conoscenza, prima di fare affermazioni sulla professionalità, sul rispetto di regole e normative, bisognerebbe riflettere con attenzione sulla realtà locale.

I controlli, quando ci sono, portano poco lontano, spesso a soluzioni temporanee e quasi mai definitive. Il boicottaggio delle aziende con le situazioni più eclatanti, benché auspicabile, non è praticabile perché il risparmio fa gola a tutti e nessuno si chiede da dove deriva, altrimenti dovremmo chiederci perché prodotti cinesi, indiani, turchi o rumeni costano meno.

Ma questa è un’altra storia, troppo più grande, fuori dalla portata e che coinvolge poteri derivanti da capitali enormi detenuti da pochi, che controllano l’economia, la politica, l’opinione pubblica e le nostre vite.

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