… la prima volta in pista (3° parte)

La tecnica di base

Abbiamo fatto outing, ci siamo preparati noi e abbiamo messo a punto la motina. Siamo pronti per entrare Prima di procedere è bene dire che in giro esiste un ottimo corso di guida in pista in video: è prodotto da Motosprint e sicuramente dovrebbe essere visto almeno una volta prima di entrare in pista. Non costa molto, è un investimento che conviene fare anche perchè lo userete moltissime volte nella vita.  link. Inoltre, in generale l’idea di fare un corso di guida in pista non è un’idea da scartare a priori.

Spiegare la tecnica di guida in pista nella sua interezza esula dagli scopi di questo post. Il corso in video di cui sopra rappresenta un’ottima fonte per cominciare. In questo post si parlerà, invece, della tecnica connessa con gli errori più comuni che ci fanno sbagliare, perdere tempo, metterci a rischio e farci arrabbiare.
Partiamo da una cosa che sembrerà banale, e per tutti lo sarà: come si scende in piega. Ebbene, troppo spesso mi capita di sentire persone fortemente convinte che si scende in piega usando il corpo. Sbagliato, il corpo usiamolo per altre cose. Per scendere in piega dobbiamo usare il manubrio. Come?!?!?, direte voi. Ebbene si. Per comandare alla moto di scendere in piega (mettetevi in testa per bene sta parola: comandare) si sfrutta un ben noto fenomeno fisico: l’effetto giroscopico. Non volendo addentrarmi nei fenomeni fisici, (per cui vi rimando qui ), mi limito a dirvi che esercitando una pressione più o meno intensa (in base alla velocità di discesa in piega desiderata) sul semimanubrio interno alla curva, la moto curverà  in quella direzione, o se preferite, spingendo il manubrio verso sinistra la moto piegherà verso destra e viceversa. Provare per credere. Questo è un aspetto importante. Troppo spesso capita di vedere persone che si avvitano attorno alla moto per farla scendere in piega. Non serve. Questa tecnica vi permette di decidere dove, quando e come far scendere la moto in piega e costituisce il bagaglio di base di ogni motociclista, che va in pista o meno.
Fatta questa premessa, cerchiamo di capire quali sono gli errori comuni che si commettono nella guida in pista. Sicuramente il più rilevante e che richiede molto tempo e attenzione è la posizione in sella. Tutti i nostri problemi di “fierezza psicologica” derivano da lei: non riusciamo a mettere il ginocchio a terra perchè non abbiamo una corretta posizione in sella, non andiamo forti in curva per lo stesso motivo, ci mettiamo seriamente a rischio per questo problema. La prima cosa da dire è che spesso in sella si è impacciati perchè si ha paura. Se questa paura nasce dal fatto che ancora non padroneggiamo bene il mezzo, allora sfruttiamo la pistata per cominciare ad eliminare queste paure. Se, al contrario, nasce da altri fattori, cerchiamo di sgombrare la mente e cerchiamo di guidare sciolti come sempre. Sul dritto poche indicazioni: in carena e gas spalancato. Ma è in curva che si creano i problemi. Diciamo subito che l’errore principale è quello di ritenersi totalmente fuori dalla moto quando in realtà ci siamo appena spostati di un minimo. Non è facile sporgersi e abituarsi a quella sensazione e sulle prime si è naturalmente conservativi, credendo di stare fuori stando comunque totalmente in sella. In curva ci si sporge stando con una sola “chiappa” in sella,e l’altra rigorosamente fuori. La sequenza di azioni da compiere è più o meno questa, nell’avvicinarsi alla curva:

1. Si arretra sulla 2/3 posteriore della sella, mai stare con le palle attaccate al serbatoio; questo favorisce un’altra cosa: naturalmente ci troveremo a dover piegarci col busto e quindi a piegare ad angolo retto le braccia, altra cosa importante.
2. Sporgersi finchè non si è totalmente certi di aver cacciato mezzo sedere fuori; un ottimo modo per rendersi conto di ciò e far si che ci si finisce di sporgersi allorquando cominciamo a notare che siamo costretti a ruotare il piede esterno per assecondare l’uscita. Ecco, quello è il “riferimento” che ci dice che ci siamo sporti abbastanza, ed è inutile andare oltre, altrimenti ci si stanca solo.
3. Si ruota il piede interno per far “aprire” il ginocchio.

Questa foto di Biaggi vale più di 100 spiegazioni:

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Osservate come il sedere si trova nella 2/3 posteriore e come la coscia interna sia ben fissa al serbatoio. Questo riferimento “fisico” è utilissimo per capire quando si è sporti a dovere. Sporgersi è importante per diverse ragioni. Innanzitutto c’è la controindicazione che si tocca con la mitica saponetta. Poi, la cosa principale è che si abbassa il baricentro della moto, e questo consente di effettuare la curva alla stessa velocità piegando di meno, o se preferite fare la curva ad una velocità più alta. Sporgersi ha anche il vantaggio di direzionare meglio la moto in curva, perchè gravando con il nostro peso sulla pedalina interna si aiuta il posteriore a direzionare meglio la moto in curva. Un altro errore è quello di rimanere impiccati in sella, muovendosi solo con la parte inferiore del proprio corpo. Questa mia foto di diverso tempo fa è emblematica:

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 Come potete notare, non sono correttamente arretrato nella parte posteriore della sella e quindi il busto è rimasto eretto, al tempo stesso sono rimasto troppo “in carena”, non sporgendomi nella parte interna alla curva. Questa foto di Tommy Hayden spiega bene quale dovrebbe essere il comportamento in curva:

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Le prime volte fatevi fotografare per capire dove sbagliate. Ricordate, inoltre, che non è necessario sporgersi oltre misura, perchè questo porta a stancarsi inutilmente. Inoltre, bisognerebbe sporgersi in funzione dell’effettiva velocità in percorrenza. Ricordate che non dobbiamo essere noi a sorreggere la moto, ma la moto (e l’accelerazione centrifuga in combinazione con quella centripeta) che ci deve sorreggere. Quindi bisogna imparare a regolare il proprio corpo in base alla velocità di percorrenzaQuesto ci conduce ad un’altra parte del nostro discorso: la percorrenza di una curva. Uno dei problemi più difficili da correggere, e retaggio della guida conservativa stradale, è la scarsa fiducia a raggiungere una velocità di percorrenza adeguata alla curva e all’angolo di piega raggiunto. Troppo spesso capita infatti che la tendenza è quella di arrivare a cannone alla staccata, frenare a pazzo, buttarsi in piega e trovarsi in fase di percorrenza o addirittura in fase di inserimento a dover dar gas per tenere la moto su. Questo errore ci deriva dal fatto che per strada si tende ad avere sempre una velocità di percorrenza tale da tenersi ampi margini di manovra, ma in pista la guida “impiccata” fa perdere secondi e mette a repentaglio l’incolumità, perchè aprire a centro curva potrebbe non essere bello, specie con moto da 1000cc. Il gas va aperto solo in uscita, quando si è passata la corda, e quando si sta già raddrizzando la moto spingendo forte sulla pedana esterna e cominciando a ritornare in sella. Solo allora bisogna dare gas con decisione, ma se prima si sente il bisogno di aprire in percorrenza allora qualcosa non va. A questo punto deve scattare un’operazione di fiducia nelle gomme: provare e riprovare a lasciare sempre più prima i freni e buttarsi in curva facendosi sorreggere dall’accelerazione centrifuga. Altro errore che si commette di frequente è quello di ritardare troppo la discesa in piega. Ancora una volta, questo è retaggio della guida stradale, quando si cerca di vedere meglio in curva cosa c’è. All’inizio la cosa migliore è cercare di girare “rotondi”, anticipando la fase di discesa in piega e cercare di avvicinarsi il più possibile al cordolo per cercare la corda. Prendersi “troppa pista”, ossia effettuare traiettorie che ci portano ad allontanare di molto dal cordolo, fa perdere tempo ma soprattutto ci porta a girare in quelle zone della pista dove gli altri non girano e dove si accumula lo sporco, mettendoci a rischio caduta. Un altro errore che ci deriva dalla guida stradale è guardare la curva, ossia guardare d’avanti a noi durante la fase di percorrenza. Per strada quest’operazione è istintiva e naturale, perchè serve a scoprire eventuale sporco in carreggiata, ma in pista non serve a niente. Si deve sempre guardare fuori la curva perchè, come scoprirete facendolo, magicamente la moto percorrerà quella traiettoria che ci porta proprio nel punto che stiamo guardando (non si tratta di magia, ma di una coordinazione che il nostro corpo è portato a fare nel momento in cui ci si concentra su un dato punto).

Resta da analizzare un altro aspetto importante dove si sbaglia molto, quasi sempre perchè si vuole strafare: la staccata. La prima cosa da dire è che la staccata deve essere un’operazione unica: si decide il punto in cui cominciare a staccare e lo si fa, senza ripensamenti e indecisioni. Questo per 2 motivi: per evitare di scomporre la moto ma soprattutto per evitare che chi vi sopraggiunge sia colto di sorpresa. Alle prime volte, inoltre, evitate di “complicare” la fase della staccata con operazioni da piloti avanzati come, ad esempio, continuare a staccare anche in fase di inserimento per ritardare il più possibile questa fase: queste operazioni richiedono grande esperienza, controllo del mezzo, gomme con un effetto autoraddrizzante minimo. E’ bene quindi comportarsi da manuale: si stacca, si mollano i freni e ci si butta in piega. Per evitare di stancarsi molto, durante la staccata ricordatevi di stringere sempre le gambe al serbatoio, in modo di alleggerire le braccia dal carico causato dalla forte decelerazione (in pista, le moto sportive raggiungono decelerazioni prossime ai 2G in staccata!).
In ultima analisi: e se qualcosa va storto e vado dritto?!?!? Allora, calma e sangue freddo. Alle prime volte, nonostante si va piano, può capitare di arrivare ad un punto in staccata e dire “non ce la faccio”. Una sorta di reazione a valanga psicologica ci porta a ritenere ormai tutto perduto, anche se in realtà ci sarebbero ampi margini per chiudere la curva. Ma fa niente. Il bello della pista che ci sono le vie di fuga. E allora che fare?!?!? Anche in questo caso con la tecnica si fa tutto. Come prima cosa, è meglio arrivare pinzati fino alla fine della pista per poi mollare immediatamente i freni quando si sta per entrare nella ghiaia. Se entrassimo a freni tirati, con le forke a pacco non ci leverebbe nessuno una bella chiusura di sterzo con rovinosa caduta. La forka, al contrario, libera di muoversi ci permetterà di controllare la situazione. La regola aurea è non frenare coi freni, pena chiusura dello sterzo, al massimo usare il freno posteriore per far “affondare la moto”. Se proprio siamo troppo veloci, la cosa migliore è cercare di pelare il freno anteriore e aiutarsi coi piedi a frenare e mantenere l’equilibrio. Una cosa importante è non arrendersi, e vedrete che la moto si controlla benissimo.

Considerazioni generali e norme comportamentali
In pista si fa sport. Punto. Questo significa che inevitabilmente bisogna essere allenati a fare questo sport. Questo significa che all’inizio ci si stancherà parecchio: le gambe faranno molto male (soprattutto nei giorni post pistata), ed è facile affaticarsi. Non vi preoccupate è normale: si tratta di allenarsi. Ma la cosa importante è che quando capite di essere stanchi DOVETE uscire dalla pista. Fa niente se siete entrati da poco e il turno va sprecato: meglio un turno sprecato che un motociclista caduto e una moto rotta. Il miglior modo per evitare questo è prepararsi prima di una pistata (un po’ di corsa, di bicicletta fa miracoli) e….  girare. Si: girare. Soltanto con l’allenamento riuscirete a raggiungere una corretta forma fisica che vi permetterà di fare quello che volete e spingere quando volete.

Infine considerazioni generali. Siate sempre corretti con gli occupanti della pista: evitate manovre brusche ed azzardate, traiettorie che possano mettere in difficoltà gli altri. Rispettate gli altri come vorreste che gli altri rispettino voi.

E regola principale: «DIVERTITEVI»

Gianpiero Scala


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