Alluvione in Sardegna: la testimonianza del giovane Giampaolo Gaias

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La Fenice on-line è nata con l’obiettivo di porre Mirabella Eclano al centro del suo intento informativo.

E su questo siamo tutti d’accordo. Ma a volte è doveroso uscire dal contesto locale, soprattutto nei casi in cui una terra piange le sue vittime, vittime di una forza brutale e inarrestabile. Stiamo parlando dell’alluvione che ha colpito la Sardegna lo scorso 18 novembre, che ha fatto piangere la perdita di diciassette persone tra cui due bambini di due e tre anni.

Errore dell’uomo, che nel tempo ha cercato di dominare la natura, invece di trovare soluzioni consone alla conformazione del suolo, o semplice fatalità? Forse non è questo il posto adatto per parlarne, infatti basta accendere la Tv e seguire uno dei tanti programmi con esperti che analizzano minuziosamente tutto l’accaduto.

Siamo qui, invece, per far tesoro della testimonianza di Giampaolo Gaias, un mio caro amico di Berchidda, a circa 30 chilometri da Olbia, la città che ha dovuto celebrare più funerali, che insieme ad un numeroso gruppo di ragazzi del suo paese è andato a prestare aiuto ai cittadini olbiesi più sfortunati.

Come è stata la situazione meteo da te nei tragici giorni dell’alluvione? Ha arrecato danni?

«Fortunatamente il mio paese è stato colpito in maniera abbastanza marginale. Il centro abitato è lontano dai fiumi quindi abbiamo evitato danni a case e persone. Purtroppo tre ponti che collegano le aziende agricole, fonte di sostentamento importante per tante famiglie del posto, hanno subito gravissimi danni. Il bilancio finale è stato di ponti quasi crollati e comunque impraticabili e diverse strade cancellate con fiumi che hanno cambiato e spostato il loro corso».

In Tv si sono visti numerosi ragazzi, provenienti da tutta la Sardegna, rimboccarsi le maniche e andare a prestare aiuto. Cosa vi ha spinto?

«Personalmente ho tanti amici nella vicina città Olbia e quindi come prima cosa ho pensato di andare per dare una mano a loro. Le loro case sono state devastate e c’era tanto lavoro da fare. Ma c’è tanta gente che si è recata nelle zone colpite pur senza conoscere nessuno. Il popolo sardo è spesso diviso per tante cose, ma nelle difficoltà si compatta sempre».

Raccontaci un po’ cosa hai trovato. In Tv hanno trasmesso immagini drammatiche e toccanti, ma dal vivo la percezione si amplifica…

«Non esagero se dico di aver visto scene assurde e città fantasma. Case completamente devastate, con addirittura muri crollati. Tantissime case allagate, con l’acqua arrivata anche a due metri di altezza. Mobilia distrutta, tutti gli effetti personali da buttare, macchine accatastate una sull’altra. Un autentico scenario di guerra».

Sono già stati stanziati soldi pubblici per il risanamento e il recupero delle zone colpite. Cosa ne pensi dello scandalo de L’Aquila, dei finanziamenti dell’UE “mal gestiti” e della scomparsa degli aiuti inviati via sms? Credi la cosa possa ripetersi?

«Purtroppo sono uno che non si fida troppo delle istituzioni. L’Aquila è un esempio lampante di come siano state gestite male certe cose. Personalmente non credo molto a queste raccolte fondi, tanto meno a quelle promosse dalle compagnie telefoniche. Ho preferito aiutare concretamente piuttosto che affidarmi a queste cose. Forse sono io un po’ prevenuto, ma visti i precedenti la fiducia viene a mancare».

Se organizzassimo un centro di raccolta qui a Mirabella Eclano, saresti disposto a coordinare le richieste e a ricevere eventuali pacchi, da smistare insieme al tuo gruppo di amici?

«Purtroppo (anzi per fortuna visto il periodo) lavoro e non avrei il tempo necessario da dedicare a un’iniziativa così nobile e importante. Però potrei indicarvi e fornirvi tutti i dettagli per organizzarla, con la certezza di far pervenire ai destinatari, che veramente hanno bisogno, gli aiuti mandati da Mirabella».

Andrea De Gennaro


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