Civico Cimitero, ricorrenza dei ‘defunti’: c’è sempre il solito disservizio ed il lavoro ordinario viene pagato per “straordinario”

Cimitero

Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza

per i defunti andare al Cimitero.

Ognuno ll’adda fà chesta crianza;

ognuno adda tené chistu penziero.

Così recita “A Livella”, stupenda poesia del Principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Ed è vero, al Sud, come al Nord, nei piccoli Comuni e nelle grandi Città, l’usanza, nonostante la vita frenetica e la “scomparsa dei valori” continua.

Come sempre, attorno ad una usanza popolare, fiorisce il commercio serio e il mercimonio, anche i Comuni fanno cassa grazie a questa usanza. In tanti fanno a gara per accaparrarsi, in modo lecito o meno, qualche appalto. Sembrano sempre gli stessi, ormai da anni, ma potrei anche sbagliare (non credo).

Ma perdonatemi! Non era mia intenzione sottolineare il come e il perché si assegnino tali appalti, credo che ormai per alcune questioni non sia più solo il tempo dell’indignazione, ma della vera e propria denuncia. Realmente una denuncia alle autorità giudiziarie competenti. È ora che su alcune questioni intervenga la Magistratura. Chi ha documenti e riscontri oggettivi, deve avere il coraggio di denunciare.

Il mio scritto invece vuole solo farvi vivere il disagio che ho subito quest’anno, o forse era l’anno prima o quello prima ancora, tanto non c’è differenza, nulla è cambiato. Il mio scritto vuole essere il racconto di una ordinaria giornata di disservizio presso il civico Cimitero di Mirabella Eclano.

Ore 9 del mattino, molti giorni prima del 2 novembre, orario in cui gli addetti dovrebbero essere già sul posto di lavoro, così come riporta anche un cartello affisso. Tutto invece è chiuso, attendo, attendo, attendo e finalmente ecco spuntare chi sarà pronto ad offrire un servizio pronto ed impeccabile, a me e alla gran massa di anziani in attesa.

E sì, perché la maggior parte delle persone in attesa è anziana, arrivata al Cimitero per pagare il noleggio delle luminarie, che poi saranno accese nei giorni di maggior flusso di visitatori, accompagnata da qualche parente che poi passerà successivamente a riprenderli.

Siamo già alle ore 9.35 – apertura dei cancelli e gran ressa, subito smorzata dalla repentina accensione delle moderne tecnologie in dotazione: PC e stampante.

O no! Accidenti! E anche quest’anno la stampante non funziona!

«Signò, tornate domani!»… E avrei concluso così, ma appena finito di scrivere esco per prendere il solito caffè del dopo pranzo, nel solito bar e di cosa si discute?

Ma certo, del personale addetto alla stipula dei contratti per le luminarie al cimitero. Sembra una persecuzione, ma in questo modo scopro che esiste una delibera di Giunta comunale, la n°105 del 3 ottobre, che norma il “servizio di illuminazione votiva occasionale”. Sì, è denominato proprio così!

Mentre discutiamo, attorno ad un caffè, sorgono spontanee alcune domande che bisognerebbe porgere al Segretario comunale, la dott.ssa Maria Grazia Fontana, in qualità di Responsabile del Servizio.

Secondo la sopra citata delibera di Giunta comunale, il servizio verrà svolto da personale dipendente del Comune e allora perché – testuale – «si rende necessario prevedere un’incentivazione del personale preposto, pari al 12% delle riscossioni del servizio»?

L’orario di lavoro è rimasto lo stesso, sei ore giornaliere, anche se nella delibera si parla di «incremento di servizio». È variato solo il luogo di espletamento.

Nella discussione ci siamo chiesti e quindi  vorremmo sempre chiedere alla dott.ssa Fontana: come mai il personale addetto al servizio è sempre lo stesso da alcuni anni, e soprattutto quali sono i criteri di scelta?

Amicizie e parentele non sembra rientrino tra i criteri istituzionali di selezione.

Insomma, tirando le somme: il 12% di oltre 40 mila euro, quindi oltre duemila euro a testa per i due impiegati comunali per aver svolto (dal 14 al 31 ottobre) lavoro ordinario e pagato per straordinario, è una bella somma per incentivare un “servizio” svolto da “personale proprio dell’Amministrazione comunale”.

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