Prevenzione del rischio cardiovascolare: qualcosa che tutti dovremmo avere a cuore

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Le malattie del sistema cardiocircolatorio sono un gruppo di patologie a carico del cuore e/o dei vasi sanguigni. Le più frequenti sono l’arterosclerosi, in particolare le malattie ischemiche del cuore (infarto acuto del miocardio ed angina pectoris) e le malattie cerebrovascolari (ictus ischemico ed emorragico).

I dati di mortalità forniti dall’Istituto Superiore di Sanità indicano che le patologie cardiovascolari rappresentano la causa più frequente di mortalità (circa il 40% del totale dei decessi), morbosità e invalidità permanente: una percentuale così alta è dovuta in parte al processo di invecchiamento della popolazione ed alla scarsa natalità. Negli uomini la mortalità è trascurabile fino ai 40 anni per poi crescere in maniera esponenziale con l’età mentre nelle donne il fenomeno si manifesta a partire dai 50-60 anni e cresce con rapidità. La diversa frequenza di mortalità tra i due sessi si accompagna anche alla diversità delle manifestazioni cliniche: nella donna infatti sono più frequenti la morte improvvisa, l’infarto silente e l’angina pectoris.

I progressi fatti dalla medicina hanno fortunatamente ridotto la letalità di queste malattie ma chi sopravvive ad una forma acuta diventa un “malato cronico” con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare. Inoltre i fenomeni a carico del sistema cardiovascolare sono tra i maggiori determinanti delle patologie legate all’invecchiamento, con sviluppo di disabilità fisica e disturbi delle capacità cognitive. Anche in questo caso muoversi in anticipo e con appropriatezza rappresenta quindi una priorità assoluta per i sistemi sanitari e, soprattutto, l’identificazione delle persone a rischio cardiovascolare elevato è uno degli obiettivi principali della prevenzione primaria individuale.

Dal punto di vista epidemiologico però esiste un vero e proprio paradosso in quanto il maggior numero di eventi cardiovascolari, in senso assoluto, non si verifica nei soggetti ad alto rischio, la cui frequenza nella popolazione è ridotta, ma nei soggetti a rischio intermedio, poiché sono molto più numerosi dei primi. Pertanto, anche se è doveroso  individuare e trattare i primi è altrettanto fondamentale individuare i secondi in quanto è stato ampiamente dimostrato che tale rischio può essere ridotto attraverso modifiche positive dello stile di vita.

E’ importante sottolineare che le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, ovvero esistono più fattori di rischio che, potenziandosi a vicenda, contribuiscono contemporaneamente al loro sviluppo aumentando la probabilità di insorgenza della malattia stessa. Tali fattori sono stati identificati (età, sesso, pressione arteriosa, obesità, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia) e ne è stata anche dimostrata la reversibilità, pertanto le patologie cardiovascolari sono oggi prevenibili.

Tra i fattori di rischio cosiddetti “non modificabili” grande importanza riveste la familiarità, in tal senso è importante verificare se un familiare ha presentato un episodio di infarto del miocardio, un intervento di rivascolarizzazione coronarica o morte improvvisa, rispettivamente prima dei 55 anni se di sesso maschile, e prima dei 65 se di sesso femminile. Ovviamente, altro fattore di rischio non modificabile è l’età, sia per un processo di invecchiamento con conseguenti alterazioni vascolari e metaboliche che per il prolungarsi della esposizione agli altri fattori.

Diversi studi hanno messo in evidenza che anche l’appartenenza ad una particolare etnia rappresenta di per sé un fattore di rischio per patologia cardiovascolare, con un’incidenza maggiore per le ispaniche di razza nera e per le donne messicane.

Per quanto riguarda i fattori di rischio “modificabili”, invece, un ruolo di primo piano è da attribuirsi al fumo di sigaretta che presenta diversi effetti dannosi sull’apparato cardiovascolare poiché determina un aumento della pressione arteriosa, una riduzione dei livelli plasmatici di colesterolo “buono” ed un aumento di quello “cattivo” con una conseguente accelerazione dell’aterogenesi nelle arterie di medio e grosso calibro.

L’ipertensione arteriosa aumenta anch’essa in modo significativo il rischio di malattia cardiovascolare con una prevalenza che aumenta progressivamente, più nella donna dopo la menopausa che nell’uomo di pari età. L’alterazione dell’assetto lipidico, invece, porta all’aumento del colesterolo totale e delle LDL correlandosi in maniera diretta allo sviluppo della malattia coronarica mentre la loro riduzione diminuisce la mortalità.

Anche il sovrappeso e l’obesità giocano un ruolo chiave nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, in particolare l’eccesso di grasso viscerale che risulta correlato ad altre patologie come il diabete e l’ipertensione. Un calo di peso maggiore del 5% nei soggetti obesi migliora il controllo della glicemia, della pressione, del colesterolo e riduce del 20% il rischio di morte improvvisa, specialmente nelle donne. E’ inoltre importante sottolineare che l’obesità è frequentemente associata a disturbi respiratori specifici che, nelle forme più gravi, costituiscono un serio pericolo per la salute. L’aumento di grasso al collo, al torace e all’addome interferisce infatti con la funzione respiratoria a vai livelli causando un’insufficiente ossigenazione del sangue e favorendo lo sviluppo di apnee durante il sonno.

Infine, non per ordine di importanza, ulteriori fattori di rischio sono rappresentati dalla sindrome metabolica e dal diabete la cui presenza è anch’essa correlata ad un’elevata probabilità di sviluppare aterogenesi.

Dunque è importante capire che le malattie cardiovascolari si possono prevenire e contrastare in modo efficace poiché derivano prevalentemente da stili di vita non corretti.

Assume quindi un ruolo fondamentale l’aumento della consapevolezza e la promozione, a livello sia individuale che comunitario, di comportamenti e attività che, giorno dopo giorno, concorrano a migliorare lo stato di salute e a mantenerlo nel tempo. Stili di vita salutari riducono infatti non solo il rischio cardiovascolare ma anche quello di gran parte delle malattie cronico-degenerative. Le principali azioni di prevenzione comprendono: l’attività fisica, seguire una sana alimentazione (ricca di frutta, verdura e povera di sale, zuccheri, grassi saturi e grassi trans), eliminare il fumo sia attivo che passivo e, infine, essere a conoscenza dei propri dati con particolare attenzione rivolta alla pressione arteriosa, alla glicemia, alla colesterolemia e al peso corporeo.

“L’uomo passa la prima metà della vita a rovinarsi la salute, e la seconda metà a guarirsi” (Joseph Léonard)

Lino Moscato


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