La storia di Filiberto Genzale da Seattle a Mirabella Eclano

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Chi ci racconta la sua storia, stavolta, è Filiberto Genzale, personaggio molto conosciuto e apprezzato a Mirabella e dintorni così come negli Stati Uniti, a Seattle, dove per oltre trent’anni, insieme alla sorella Filomena e al fratello Alfonso, ha gestito il ristorante che portava il suo nome.

A Seattle il Filiberto’s Restaurant era molto popolare e per di più era vicinissimo alla Boeing, la più celebre tra le fabbriche mondiali di aerei. Tutti in Boeing conoscevano Filiberto per la sua ottima cucina; in particolare era nata una bella amicizia con due piloti che poi sarebbero diventati famosi: John Young e Bob Crippen, i due astronauti dello shuttle “Columbia”, che gli hanno fatto un regalo molto particolare… quasi unico potremmo dire!

Dopo la lunga e proficua esperienza in America, Filiberto ha deciso di far ritorno in Italia, nella sua Mirabella, e di trasferire la sua attività proprio dove tanti anni prima tutto era incominciato grazie a suo padre, Antonio Genzale, col ristorante “La verde Irpinia”.

Insomma, una bella storia quella di Filiberto, che ha saputo tenere alto l’orgoglio irpino in terra Americana.

Filiberto, vuole dirci da dove nasce la sua passione per la ristorazione?

«Beh, io sono cresciuto in un ristorante: lo Chalet “La verde Irpinia”, quindi posso dire che i presupposti ci sono stati sin da subito. Mio padre, Antonio Genzale, lo aprì nel 1950, esattamente qui, nello stesso posto in cui ho aperto, tanti anni dopo, Filiberto’s. E’ stato uno dei primi ristoranti ad avere la pizza nel menù nella provincia di Avellino. Io ci lavorai, accrescendo così questa mia passione, prima di trasferirmi in America nei primi anni sessanta».

E cosa la spinse a trasferirsi negli Stati Uniti?

«Devo dire la verità… a quel tempo coltivavo il sogno dell’America e non appena ci fu la possibilità partii alla volta del nuovo continente. Lavorai a Boston in diversi ristoranti, feci un po’ di gavetta e nel 1975 mi trasferii a Seattle, dove aprii un ristorante in società con mio fratello e mia sorella. Decidemmo di chiamarlo Filiberto’s Restaurant».

Dunque un pioniere della buona cucina italiana a Seattle?

«Anche se non fui il primo ad aprire un ristorante italiano in America, devo dire che a Seattle non c’erano veri ristoranti italiani e, di sicuro, il nostro fu il primo con un forno a legna. Lavorai trent’anni, se mi guardo indietro ricordo quegli anni con un sorriso… la nostra cucina era davvero molto apprezzata».

Da Seattle a Mirabella Eclano… ci racconta un po’ cosa ha portato qui dall’America?

«Beh dopo trent’anni, sicuramente tanta esperienza nella ristorazione. Ma non solo… ho importato qui lo stile dell’autentico pub americano. Decisi di chiamarlo Filiberto’s pub, perché 18 anni fa, era una formula che funzionava bene, e grazie a cui sono sempre riuscito ad attirare molti giovani, che oggi rappresentano la più grossa fetta della mia clientela. Ho voluto portare qualcosa di nuovo e sono stato fortunato, perché questa formula “innovativa” è stata accolta molto positivamente. In realtà, però, dovrei definirlo ristorante, qui si mangia davvero di tutto: c’è una fusione fra cucina americana e italiana, in particolare irpina».

Questa storia è finita perfino sulla prima pagina del Mattino nel 1981, ci racconti la sua esperienza con gli amici astronauti…

«Vicino al mio ristorante di Seattle c’era la fabbrica degli aeroplani della Boeing, la più grande azienda nel settore aerospaziale. Ricordo che il giorno prima del lancio dello Shuttle, due miei amici astronauti, John Young e Bob Crippen, passarono al ristorante a salutarmi e io, un po’ per scherzo ma un po’ perché avevo il desiderio di vedere la mia terra natale, chiesi loro di scattarmi una foto dallo spazio del Golfo di Napoli, con il Vesuvio, con Capri e possibilmente con uno scorcio di Avellino. Fui immensamente sorpreso quando al ritorno, i miei amici mi consegnarono davvero quella foto straordinariamente bella… fu un’emozione grandissima. Era stata scattata il giorno 14 aprile del 1981 da ben  278 km di altitudine. Custodisco questo regalo con grande affetto, tant’è che l’ho appesa e incorniciata qui nel locale».

E se le chiedessimo un commento sulla sua duplice esperienza, americana e italiana, cosa ci direbbe?

«Beh, gli anni in America sono stati un insegnamento di vita per me, ma Mirabella è sempre il mio paese e sono felice di essermi realizzato nella ristorazione e di essere così apprezzato e ben voluto dai miei compaesani».

Fabiola Genua

Antonella Tauro


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