Il maestro eclanese Antonio D’Elia, talento della musica bandistica

Antonio_D'Elia

Antonio D’Elia, figlio di Pompilio e Teresa Maria Palermo, nacque a Mirabella Eclano il 26 ottobre 1897. Fin da giovanissimo fu palese l’inclinazione per la musica, tanto che, nel 1908, quando Antonio aveva appena undici anni, la madre lo iscrisse, su suggerimento di Amarando Forgione, un giovane appassionato di musica che frequentava la sua casa, alla scuola di musica di Antonio De Simone, da lui fondata con l’intento di organizzare un complesso bandistico e dare vita ad una filarmonica a Mirabella Eclano.

Antonio D’Elia, grazie agli studi di solfeggio e di clarinetto in mi bemolle (detto anche “quartino”), visse le prime esperienze di esecutore nei complessi musicali della sua cittadina, Mirabella Eclano: la “Banda con il quartino” e la “Filarmonica con violino”. Il violino fu un regalo dello zio materno, Michele Palermo, proprietario, a Brooklyn, di un negozio di strumenti musicali.

Nonostante le difficoltà economiche della famiglia, il D’elia si trasferì a Napoli per compiervi gli studi e nel 1910 entrò come alunno interno al Conservatorio di musica “S. Pietro a Maiella”. Dopo un solo anno di studio di clarinetto, Antonio D’Elia riuscì ad ottenere una borsa di studio, rinnovatagli annualmente fino al 1915, anno in cui conseguì il diploma di grado normale di clarinetto. Volle poi proseguire gli studi seguendo anche i corsi di musica d’insieme ed entrando a far parte del “quintetto di fiati” e dell’orchestra del conservatorio.

Conseguito il diploma finale di clarinetto, nel 1917 venne chiamato alle armi per la leva militare. Rientrato a Napoli nel 1919 continuò i suoi studi, tra cui quelli di composizione e contrappunto e contemporaneamente si iscrisse anche al corso di strumentazione per bande ottenendo in breve tempo e con brillanti risultati i relativi diplomi. Seguiva intanto anche la sua professione come primo clarinetto di fila della Banda Municipale di Napoli, posto che occupò fino al 1924, anno in cui vinse il concorso bandito dal comune di Catania per la nomina di un maestro direttore della Banda cittadina.

Entrato in carica nel 1924, si trasferì a Catania e presentò il complesso catanese al pubblico il 24 giugno 1925, con un autentico trionfo (come è testimoniato dal giornale “L’Intervista di Catania” del 6 luglio di quell’anno). Durante il periodo catanese il D’Elia diresse oltre duecento concerti. Dopo i grandi successi di pubblico e di critica a Catania, il maestro D’Elia partecipò, nel 1926, al concorso bandito a Roma per la nomina di direttore della Banda comunale della capitale e vinse senza sostenere esami, solo sulla base della valutazione dei titoli posseduti.

La sera di sabato 13 marzo 1926 ebbe luogo a piazza Colonna il primo concerto della Banda diretta da Antonio D’Elia e il successo andò oltre le più rosee previsioni. La critica colse fin da subito l’aspetto peculiare della sua personalità artistica. Antonio D’Elia, infatti, da profondo conoscitore della natura di ogni strumento, riusciva, durante le esibizioni, a trarre il massimo rendimento tecnico, avvicinando la sonorità della banda a quella dell’orchestra sinfonica mediante il sapiente gioco degli ottoni in sostituzione degli archi.

Il Maestro, consapevole altresì della necessità di portare l’arte bandistica verso nuove conquiste strumentali alla ricerca di sempre nuovi impasti sonori e colori strumentali, decise di trascrivere per banda il poema sinfonico “I pini di Roma” di Ottorino Respighi,  presentata per la prima volta all’Augusteo alla presenza dello stesso autore. Inutile dire che anche questo fu un clamoroso trionfo.

Nonostante i continui successi, inspiegabilmente, dopo due anni e mezzo, nel 1928, il Governatorio decise di sopprimere la Banda di Roma. Sconfortato e profondamente amareggiato da tale situazione, il maestro D’Elia fu tentato di trasferirsi negli Stati Uniti e lasciare per sempre l’Italia, ma, incoraggiato dai suoi familiari, decise di partecipare al concorso di direttore della Banda comunale di Venezia. Esonerato anche questa volta dalle prove scritte e ammesso dalla commissione direttamente a quelle finali che superò brillantemente, assunse la direzione del nuovo complesso il 28 marzo 1928. In meno di due anni tutto il repertorio utilizzabile venne concertato e diretto, riscuotendo sempre notevoli consensi.

Il maestro D’Elia, durante la sua attività veneziana, non poté resistere alla tentazione di trasformare il Palazzo Ducale in una sala da concerto così come si usava fare già per la inimitabile piazza di San Marco e organizzò un solenne concerto bandistico-corale nel cortile del palazzo che fu dei Dogi. Molto intensi furono i cinque anni di permanenza del D’Elia a Venezia, svariate le trascrizioni per la banda di capolavori del passato presentati accanto ai lavori più significativi della produzione contemporanea, seguitissimi gli oltre seicento concerti effettuati.

A Roma, intanto, veniva bandito un concorso per direttore della Banda della Guardia di Finanza e il D’Elia, consapevole di non poter rimanere sempre in laguna, vi partecipò e, naturalmente, vinse. Grandi furono le perplessità del Maestro quando si trovò ad affrontare la nuova Banda con un organico piuttosto ridotto e un repertorio assai limitato. Con la passione e la dedizione che lo avevano da sempre contraddistinto, egli riuscì comunque a riorganizzare il complesso e il 27 febbraio 1933, rispristinando una vecchia tradizione, sulla terrazza del Pincio, al cospetto della grande cupola della Cristianità, avvenne il debutto. Fu immancabilmente un successo.

In seguito i concerti furono tenuti nella meravigliosa Basilica di Massenzio, posta sulla via dei Fori Imperiali, una vera e propria sala all’aperto, sempre gremitissima durante i concerti dell’infaticabile Maestro, che oltre alle opere trascritte da altri autori proponeva al pubblico romano anche le sue composizioni. Nel 1933 ricevette un encomio dall’Accademia d’Italia per le sue trascrizioni e per l’attività direttoriale che andò intensificandosi anche con esecuzioni radiofoniche e discografiche. Non trascurò l’attività creativa e nel 1936 presentò alla radio la composizione “Al popolo romano”.

Nel novembre dello stesso anno gli fu affidata la cattedra di composizione, strumentazione e direzione per banda nel Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma, incarico che tenne ininterrottamente fino alla morte.

Nel 1937 un grande impegno attendeva la Banda del Maestro: essa fu invitata al raduno bandistico di Berlino indetto dal ministero della Guerra tedesco, dove si tenne una gara tra le Bande di Germania, Italia e Ungheria. La vittoria andò alla Banda della Guardia di Finanza italiana, alla quale la critica, all’unanimità, riconobbe una grande superiorità tecnica e artistica.

Tornato in Italia e ripresa l’attività, nel 1944 presentò un’opera tra le sue più ambiziose, il concerto in do minore per clarinetto solista “Turbine”.

Interrotta l’attività direttoriale durante gli anni della seconda guerra mondiale, tornò sul podio nell’agosto 1945 con un concerto in commemorazione di Pietro Mascagni.

Nel settembre 1946, dopo aver dedicato tanti anni al suo ideale artistico, il Maestro D’Elia si sposò e un anno dopo la sua casa fu allietata dalla nascita della piccola Teresa Cecilia, che il maestro giudicò la sua “più bella partitura”. In seguito la famiglia D’Elia ebbe la gioia di un’altra nascita, questa volta di un maschietto.

Il 4 marzo 1956, quale riconoscimento dei suoi meriti artistici e quasi a coronamento della lunga e meritoria attività direttoriale, fu nominato Accademico effettivo di Santa Cecilia; nello stesso anno, al termine di un lungo ricovero in clinica per una grave malattia, compose il poema “Squilli di vita”; nel 1957 scrisse la sua opera più ambiziosa, il trittico sinfonico in tre movimenti “Mondo astrale”, da lui stesso diretto nel febbraio 1958, nonostante le precarie condizioni di salute, in occasione del suo venticinquesimo anno di servizio nella Guardia di Finanza. Il Maestro D’Elia, attivo fino agli ultimi giorni di vita, morì a Roma il 9 maggio 1958 all’età di 61 anni.

Tra le sue composizioni, oltre a quelle sinora citate, si ricordano “Notturno per archi”, “Scherzo per archi” (Napoli, 1923); “Preludio per orchestra”, “Danza per orchestra” (Napoli, 1924); “Poema lirico in un atto” da “La leggenda d’Azalea” (Napoli, 1924); poema sinfonico per orchestra “Alle fonti del Clitunno” (Roma, 1925); “Mattinata siciliana: impressioni per grande banda” (Catania, 1925); “Carovane”, “Serenità”, “Partenza” e liriche per canto e pianoforte (Catania, 1925) oltre a trascrizioni varie di autori italiani e stranieri.

Anni di direzione bandistica, centinaia di lavori composti e trascritti, migliaia di concerti diretti, decenni di insegnamento, tutta un’attività svolta stando a capo di complessi bandistici di primaria importanza: questo il superbo bilancio della instancabile creatività del Maestro Antonio D’Elia, che ha dato all’arte bandistica un contributo di elevazione ed evoluzione che non potrà essere dimenticato. E Mirabella Eclano non ha dimenticato il suo illustre concittadino: il 9 maggio 1997, in occasione del centenario della sua nascita, alla presenza dei familiari, fu celebrata una messa in suffragio nella Chiesa Santa Maria Maggiore e fu tenuto, nella stessa, un concerto durante il quale furono eseguiti alcuni dei brani più celebri composti dal Maestro, come “Pater Noster” e “Ave Maria”.

Un busto bronzeo raffigurante il Maestro, collocato, sempre il 9 maggio 1997, sul piazzale Torretta e una lapide posizionata dove sorgeva la casa natale, terranno vivo il ricordo e l’orgoglio della nostra Città, fiera di aver dato i natali ad Antonio D’Elia, insigne compositore e abile orchestratore.

Fabiola Genua


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