XXXIV Marcia Francescana – A piedi verso Assisi anche una marciatrice eclanese: Antonella Oliviero

Marcia Franc.
Cinquantaquattro giovani della Provincia Francescana del Sannio e dell’Irpinia si sono incamminati verso Assisi nello scorso mese di luglio, per sperimentare il Perdono di Dio e viverlo nella vita concreta di ogni giorno.

Tra essi era presente Antonella Oliviero, una ragazza che da qualche tempo si è avvicinata alla spiritualità francescana e che con entusiasmo e determinazione ha voluto partecipare a tale esperienza.
Le abbiamo chiesto di parlarci delle giornate che ha vissuto come marciatrice e lei ha affidato la fatica e le difficoltà, le emozioni e la gioia provate al testo che segue, che riportiamo integralmente per la coinvolgente semplicità con cui ha saputo partecipare questo momento straordinario della sua crescita umana e spirituale.
«Parlare della marcia è per me sempre una grande emozione; sebbene siano passati quattro mesi, la rivivo come se fosse ieri.
Già da un paio d’anni avrei voluto fare quest’esperienza, ma ho sempre aspettato che qualcuno dei miei amici decidesse di partire insieme a me. Quest’anno, invece, ero fermamente decisa, qualunque fosse stata la loro scelta, io sarei partita! E infatti il 26 luglio mi trovai insieme a 53 estranei nel chiostro del convento di Madonna delle Grazie pronta a dare inizio a questa nuova avventura. Non sapevo assolutamente di cosa si trattasse, ma, un po’ per curiosità, un po’ perché mi avevano avvisato che sarebbe stata un’esperienza forte, ero decisa a farla.
La presi come un gioco: si va ad Assisi, divertiamoci! E invece, già poche ore dopo, mi resi conto che dietro i nostri tragitti mattutini di 10, 12 km, ci sarebbe stata una grande organizzazione e tanta serietà.
Dopo aver conosciuto i ragazzi con cui avrei trascorso i successivi dieci giorni, padre Davide ci accolse nella Chiesa di Madonna delle Grazie per il mandato: “Andate e assaporate il perdono di Dio”.
La prima sera fu strano condividere la stanza con ragazze sconosciute, avere l’obbligo di dormire, quando invece il nostro obiettivo era fare amicizia e conoscerci, provare a chiudere gli occhi, ma non riuscirci perché l’assenza di un letto comodo sostituito da un sacco a pelo, lo rendeva un’impresa ardua.
Finalmente, però, calò il silenzio nel convento, fin quando, all’alba, una musica fortissima ci fece saltare dal “letto”: la sveglia di tutti i dieci giorni sarebbe stata la canzone “Nu juorno buono” di Rocco Hunt, riadattata alla marcia francescana.
Per cinque giorni percorremmo le strade della provincia avellinese e beneventana, da Benevento a San Giorgio del Sannio, poi a Pietradefusi, ancora Mirabella, Gesualdo ed infine Grottaminarda.
Le giornate si susseguirono tra balli, canti, momenti di preghiera e condivisione. Tutte le mattine si camminava, il pomeriggio si pregava e la sera portavamo la nostra gioia nelle piazze. Anche se eravamo distrutti dal cammino, i piedi pieni di bolle, nessuno ci impediva di gioire insieme agli abitanti dei paesi che ci ospitavano.
La tappa che è rimasta impressa tra i marciatori, per essere stata la più sofferta, è stata proprio la tappa Pietradefusi-Mirabella. Fino a Calore, come tutti gli altri giorni, durante il tragitto cantavamo, ci divertivamo, ma quando all’orizzonte vedemmo la salita di Calore, i marciatori cominciarono a domandarmi se, alla fine di quella salita, avremmo raggiunto presto la meta. Dissi di si, per non spaventarli, ma tante salite ancora ci attendevano. Più volte mi fu chiesto: “Antonè, ma dove abiti?”
Quando finalmente scorgemmo la chiesa Madre, fu un pianto di gioia per tutti. Seduti nei banchi ringraziammo il Signore e ci abbracciamo tutti: la tappa peggiore era, finalmente, finita! Avemmo un’accoglienza bellissima qui, nel mio bel paesello. Non mi sarei aspettata tanta gente in piazza a ballare con noi per più di tre ore. Dal più piccolo a più anziano, nessuno si vergognò di mettersi in gioco e ballare insieme a noi.
Più passava il tempo, più ci sentivamo una famiglia.
Terminate le nostre camminate mattutine, raggiunta Grottaminarda, dopo una giornata di preghiera e penitenza nel convento di Carpignano, finalmente prendemmo il bus per raggiungere Rivotorto. Lì incontrammo diversi gruppi di ragazzi che, insieme a noi, si incamminarono verso Santa Maria degli Angeli.
Ci attendeva una folla enorme, tutti ad applaudirci, a farci strada verso la Porziuncola. Pensare all’ingresso in quella piccola chiesetta, mi mette ancora i brividi. Immaginare che quelle strade le aveva percorse San Francesco, che quella Chiesa era stata ristrutturata con le sue mani, grazie al sudore della sua fronte e che lui, lì dentro, promise a tutti noi il perdono da tutti i peccati, ancora oggi mi riempie il cuore di gioia. Piangemmo tanto, ci scambiammo gli auguri e ci sentimmo tutti più leggeri: dopo quella lunga faticata, finalmente avevamo raggiunto il “perdono di Assisi”.
Furono due giorni divertentissimi. Condividere il nostro entusiasmo con altri 1800 ragazzi, provenienti non solo dall’Italia, ma da tutto il mondo, incontrarsi nelle piazze e cantare con loro i canti che ci avevano accompagnati per tutto il percorso; abbracciarli uno per uno, anche se non ne conoscevamo i nomi o le provenienze, ma sapere che erano ragazzi come noi, che avevano provato i nostri stessi dolori e che ora provavano la nostra stessa emozione, ci riempiva di gioia.
Un’esperienza indimenticabile, che ha lasciato in noi, in me, un segno indelebile.
Oggi ho una famiglia grandissima, ho una famiglia di 54 marciatori su cui posso contare, che ancora oggi continuano a telefonarmi, a scrivermi, giorno dopo giorno e, grazie alle tecnologie che ci circondano, non ci sentiamo distanti, sebbene ormai non ci vediamo da due mesi. Presto però li rivedrò per il secondo incontro “post-marcia”.
Grazie a quest’esperienza so che la mia vita è un dono, che non devo sprecarla. So che oggi sono in molti a contare su di me, ma io posso contare su di loro.
La consiglio a tutti! E’ un’esperienza che aiuta a ritrovare se stessi, aiuta a crescere e a capire quali sono le esigenze vere della vita. Perché, dormire senza un letto confortevole si può! (Anzi, io quando sono tornata a casa, ho trovato difficoltà ad abituarmi di nuovo al mio letto). Riuscire a sopravvivere dieci giorni con due paia di pantaloni, due maglie e un cappello, è fattibile! E, non abbiate paura, fare la doccia fredda quasi tutti i giorni mantiene attivi!
E’ stata un’esperienza faticosa. La fatica, però, si dimentica, la gioia no».
Sia materialmente che spiritualmente la Marcia Francescana è stata dunque davvero una bella opportunità per tutti marciatori, pertanto non possiamo che condividere e sottoscrivere il consiglio finale di Antonella, sperando che tanti altri giovani del nostro paese possano vivere una simile e bella occasione.

EMMEMME


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