“Il sale della terra”, un omaggio a Sebastião Salgado

Fotografia 1
Siamo all’ultimo appuntamento del 2014 e voglio salutare questo altro anno della rubrica facendo qualcosa di nuovo per me. Provo a cimentarmi in una recensione e specificatamente del film “Il sale della terra”, regia di Wim Wenders (già autore de Il Cielo sopra Berlino, Paris, Texas, Buena Vista Social Club) e Juliano Ribeiro Salgado.

Il film è un documentario o meglio un omaggio ad uno dei più grandi fotografi contemporanei Sebastião Salgado.
Come prima cosa voglio evidenziare la cattiva distribuzione che ha avuto il film: una distribuzione di nicchia che non lo ha portato in tutte le sale, ad esempio in Campania ha avuto l’esclusiva solo un cinema di Napoli, così non tutti hanno avuto la possibilità di vederlo e credo sia stato un peccato, perché è un film che merita e non solo per fotografi e fotoamatori, ma per chiunque voglia gettare uno sguardo su questo mondo.
Così dopo ricerche in rete e giri di telefonate in compagnia di tre fotoamici siamo andati a vederlo, chi arriva in metro, chi a piedi, chi in macchina fatto sta che alle 17 siamo in sala. Le luci si spengono ed inizia un fantastico viaggio per il mondo attraverso gli occhi di Salgado, il film ci racconta delle sue origini brasiliane, di come è cresciuto nell’azienda di famiglia e che dopo una formazione universitaria da statista ed economista decide di abbandonare tutto e dedicarsi alla fotografia, subito dopo esser tornato da un viaggio di lavoro in Africa.
Abbandona il lavoro vende tutto e lo reinveste nella fotografia e nei viaggi.
La sua storia fotografica parte dal Brasile, dai cercatori d’oro, da un formicaio dove migliaia di persone cercano la fortuna, il denaro, la ricchezza anche a costo della vita. Così comincia il viaggio tra immagini dinamiche e quelle statiche delle foto, lavoro dopo lavoro, progetto dopo progetto, un crescendo continuo, si rimane sempre affascinati e non si riesce a staccare gli occhi dallo schermo. La sua caratteristica è abbracciare dei progetti e poi svilupparli per anni ed anni ed alla fine tirar fuori dei lavori eccezionali.
Quello che più mi ha lasciato senza parole è stato “Exodus”, il lavoro con cui Salgado decide di trattare il tema migrazione, di come l’uomo sia fondamentalmente un nomade che si sposta di continuo, ma l’aspetto che ha lui interessava di più era raccontare come le guerre generino flussi migratori di esseri umani.
Il risultato un pugno nello stomaco, immagini che lasciano senza fiato, soprattutto quelle africane, durante la guerra in Ruanda, l’esodo ci centinaia di migliaia di persone rimaste senza casa, senza terra, costrette a chilometri di viaggio senza sostegno, abbandonate a se stessi, alla fine un genocidio, le sue foto sono la testimonianza che “siamo animali feroci, siamo animali terribili, noi umani!”.
Intanto, la pellicola scorre ma è un tempo che richiama più volte lo spettatore a fermarsi e a guardare fotografie meravigliose che però schiaffeggiano cuore e mente: è un film dalla bellezza complessa, lascia interdetti, regista e protagonisti ci fanno riflettere e così è infatti. Usciamo dal cinema pieni di domande, di dubbi, di riflessioni sciolte nell’io che non trovano risposte.
Non so quanto avete capito o se son stato bravo a farvi capire qualcosa o almeno a mettervi curiosità, di certo è che se potete guardatelo senza pensarci due volte, scegliete di dedicarvi due ore di riflessione, due ore per voi stessi, per staccare da questo mondo, oppure semplicemente due ore di fantastiche fotografie.
Ah, dimenticavo… Se qualcuno di voi dovesse scoprire che già esiste un dvd potrebbe tranquillamente farmelo trovare sotto l’albero di Natale, o che so anche una stampa di Salgado oppure un suo libro!
Scherzi a parte… buone feste a tutti voi! Auguri!

Annibale Sepe


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