La nuova follia chiamata Bugchasing: la “deficienza” in questi casi non riguarda solo il sistema immunitario

Foto Rubrica Salute e Benessere
Spesso mi rendo conto, con rammarico, che la mente umana è in grado di partorire idee così folli e di cattivo gusto che vanno fuori da ogni logica, in grado oltretutto di superare la più fervida immaginazione. Affermo ciò poiché sono rimasto letteralmente basito da un servizio mandato in onda qualche settimana fa dalla trasmissione “Le iene” in cui si parlava del fenomeno del “Bugchaising”, o meglio la pratica sessuale mediante la quale alcuni individui farebbero sesso non protetto con altri sieropositivi al fine di contrarre l’infezione da HIV.

Forse il titolo del mio intervento questa volta è un po’ “duro” e me ne scuso, ma credo che oggigiorno un’idiozia del genere non possa essere assolutamente tollerata, soprattutto dopo tutte le campagne di prevenzione che si sono succedute negli anni e per la grave situazione di difficoltà economica che la nostra sanità pubblica sta attraversando. Tutto questo poi proprio alla vigilia della giornata nazionale per la lotta contro l’AIDS (programmata per l’1 dicembre) e mentre ci si interroga ancora su come combattere il virus HIV che continua a mietere un consistente numero di vittime nel mondo.
Il virus HIV, Virus dell’Immunodeficienza Umana, è un retrovirus che attacca alcune specifiche ed importanti cellule del sistema immunitario indebolendolo a tal punto da annullarne la risposta contro gli agenti infettivi (virus, batteri, protozoi e funghi) e generare la cosiddetta Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita (AIDS). I dati dell’ultimo Rapporto europeo dell’OMS mettono in evidenza come dal 2004 ad oggi le nuove diagnosi d’infezione da HIV sono aumentate di circa l’80% con una maggiore concentrazione nei paesi dell’Europa Orientale e, in misura minore, nell’Unione Europea.
Nel nostro Paese, invece, restano stabili il numero delle nuove diagnosi di HIV ed il numero dei casi di AIDS mentre diminuiscono i decessi in tali persone. Si assiste tuttavia ad un aumento dell’età nelle nuove diagnosi che risultano più frequenti tra gli “MSM” italiani (Maschi che hanno rapporti Sessuali con altri Maschi) e tra le eterosessuali straniere.
Nel 2013 le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia ed il Piemonte mentre le persone che hanno scoperto di essere sieropositive sono rappresentate nel 72,2% dei casi da maschi con un’età media di 39 anni mentre per le femmine l’età media risulta essere di 36 anni. Purtroppo la maggioranza delle nuove diagnosi di HIV risulta attribuibile a rapporti sessuali non protetti che costituiscono circa l’84% di tutte le segnalazioni mentre tra i più giovani le infezioni sono causate dalla trasmissione del virus dalla madre al bambino durante la gravidanza, la nascita o attraverso l’allattamento al seno.
Fortunatamente i farmaci attualmente somministrati alle donne gravide sieropositive hanno ridotto la percentuale di trasmissione dell’HIV dalla madre al feto. Tali farmaci vengono anche usati per rallentare o ridurre alcuni effetti della malattia nelle persone già infette ma purtroppo non sono facilmente disponibili in tutto il mondo, specialmente nei paesi più poveri e gravemente colpiti dall’epidemia, per cui la possibilità di accesso a queste cure salva-vita è diventata una priorità d’importanza mondiale.
I primi farmaci anti-HIV efficaci hanno fatto la loro comparsa nella metà degli anni ’90 e, quindi, se prima di allora un’infezione da HIV comportava una condanna a morte certa, l’introduzione di tali terapie antivirali ha reso la malattia più gestibile. Quindi la buona notizia è che oggi l’infezione da HIV non rappresenta più una minaccia mortale, infatti le aspettative di vita delle persone sieropositive sono sempre più vicine a quelle del resto della popolazione sana. Oltretutto si può avere una vita sessuale felice ed appagante nonché la possibilità di diventare genitori senza problemi.
Questo però non vuol dire che l’infezione deve essere minimizzata, infatti provoca una grave malattia cronica che richiede un trattamento complesso da cui la persona sieropositiva dipenderà a vita. L’HIV si trasforma in AIDS in un tempo che varia in base al virus, all’ospite ed ai fattori ambientali: la media è circa 10 anni ma non devono affatto stupire periodi più brevi o più lunghi.
Purtroppo allo stato attuale non è possibile una piena guarigione dall’infezione ma la precocità della diagnosi e la giusta cura farmacologica permetteranno alle persone di convivere con il virus senza i sintomi più a lungo, migliorando anche la qualità della vita delle persone con l’AIDS. Senza il supporto terapeutico, invece, la morte sopraggiunge entro un anno solitamente a causa di infezioni opportunistiche dovute al progressivo indebolimento del sistema immunitario, come detto in precedenza.
Accanto a quelli che sono i successi della medicina però esistono ancora paure e pregiudizi che impediscono un atteggiamento sereno e senza preconcetti nei confronti delle persone sieropositive per cui partner e amici delle persone colpite tendono ad allontanarsi quando vengono a conoscenza dell’infezione. Inoltre i soggetti sieropositivi tutt’oggi continuano a subire discriminazioni, mobbing sul posto di lavoro e addirittura i viaggi all’estero possono risultare difficoltosi.
Sostengo, però, che non bisogna essere ipocriti, tutti infatti abbiamo paura del virus dell’HIV ma a volte basterebbe solo ampliare un po’ i nostri orizzonti per comprendere alcuni concetti fondamentali. Innanzitutto l’HIV non si contagia con comportamenti sociali quotidiani: stringere la mano ad una persona sieropositiva, abbracciarla, condividere abiti, cibo, utensili (ad eccezione di quelli che possono aver avuto un contatto occasionale con il sangue, come rasoi e spazzolini da denti) è del tutto privo di rischi.
Inoltre il virus non viene trasmesso attraverso i colpi di tosse, starnutendo o, ad esempio, nuotando nella stessa piscina. Non meno importante è anche ricordarsi che ogni persona merita affetto e solidarietà, discriminare un essere umano solo perché ha contratto l’HIV costituisce un atto di profonda immaturità. Soprattutto è bene sottolineare che il silenzio e la paura che circondano l’HIV possono uccidere quanto la malattia stessa per cui in queste giornate mondiali di sensibilizzazione bisogna porre l’accento su questa malattia affinché venga dato un forte stimolo alla prevenzione.
“Non sottostimate mai i piccoli avversari: un leone si vede, un virus no” (Anonimo)

Lino Moscato

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