L’emigrante eclanese Pietro Caso (classe ‘42): per oltre 30anni titolare di un’azienda edile a Ginevra e oggi fondatore-presidente onorario dell’Associazione mondiale “Bons Samaritains”

Foto Mirabellani nel Mondo 1
Pochi giorni fa l’Istat ha certificato il ritorno del fenomeno emigrazione in Italia. Migliaia di giovani qualificati e formati in Italia, decidono di trovare fortuna all’Estero, chi in Inghilterra, chi in Germania. Paesi con economie più solide di quella italiana ma probabilmente più attenti a investire sul talento e sul merito. Gli eventi dunque si ripetono.

Per questo è assolutamente attuale la storia che vogliamo raccontarvi. Il protagonista è il signor Pietro Caso, classe 1942, partito alla volta della Svizzera all’età di 19 anni. Da ragazzo cresce al Rione Borgo, centro vitale della Mirabella Eclano che fu, e come tanti giovani suoi coetanei frequenta l’asilo di suor Giuseppina e suor Maria, recandosi alla Casa dell’ECA per i pasti di mezzogiorno.
Frequenta le scuole medie presso il seminario di Troia (Fg). Durante questa esperienza, ha il privilegio di conoscere personalmente San Pio da Pietrelcina e servire da ministrante una celebrazione liturgica da Lui celebrata.
Terminate le scuole, gli fu insegnato il mestiere di muratore. Il desiderio di libertà e di sana ambizione lo portarono a lasciare il suo Paese alla volta della Repubblica Elvetica. Lì perfezionò le sue competenze frequentando la Scuola d’Ingegneria di Ginevra.
Signor Caso, quando decise di partire? E quali furono i motivi che la spinsero a lasciare Mirabella?
«Fu il 2 febbraio 1962, avevo da poco compiuto 19 anni. La mia decisione di partire non fu legata a motivi di lavoro. Decisi di andar via per il desiderio di libertà, perché mio padre mi impartiva una severa disciplina. Fu con lui che imparai il mestiere di muratore, un mestiere che amavo. Molti ammiravano la mia ubbidienza,volontà e capacità d’imparare con intelligenza. I maestri muratori con cui ho lavorato mi insegnarono con piacere la loro arte, essendo io il figlio di un muratore loro amico. Potrei citarne alcuni tra i tanti: Vincenzo ed Antonino Sirignano, “masto” Rinaldo “Cachetta”, i tre fratelli Scala, “masto” Modestino Festa, Michele Caso, Giovanni Tecce, Emanuele D’Elia, Carmine Silano “l’Arianese” e “Minucciello” Bruno. A soli 17 anni, poi, il mio datore di lavoro, mi diede l’incarico di capo-cantiere nella costruzione della variante che riallacciava il Rione Convento a via Colori presso l’antico macello. Ricordo l’imbarazzato nel dover dare ordini agli stessi maestri muratori che mi avevano insegnato il mestiere».
Quindi partì alla volta della Svizzera…
«All’inizio il mio obiettivo non era quello di stabilirmi definitivamente all’estero. Intendevo restarci perché pensavo che la lontananza avrebbe portato mio padre a lasciarmi più libertà di decidere. Le mie speranze furono disattese, pur tentando a più riprese di convincerlo. Fu così che nel 1965 mi stabilii per un anno a Caracas/Venezuela. Dopo un anno ritornai in Svizzera (Ginevra), dove ricominciai a lavorare come muratore, poi caposquadra fino a diventare capo cantiere; contemporaneamente frequentavo i corsi serali della scuola d’ingegneria di Ginevra ed il Politecnico Federale di Losanna, perfezionamento che mi permise di diventare Maestro con diploma Federale d’apprendistato, esperto d’Esami di Capacità e formatore d’imprenditori costruttori. Successivamente creai un’azienda edile, occupando in media 30 operai durante tre decenni».
Qual è stato il destino della sua impresa?
«Per più di trent’anni ho lavorato per la mia impresa, poi decisi di venderla. Con il ricavato della vendita decisi di dedicarmi a una missione umanitaria, fondando un’associazione denominata Missione Mondiale Cristiana “Bons Samaritains, con sede qui in Ginevra, e della quale oggi rivesto la carica di presidente onorario. Abbiamo investito tantissimo durante la rivoluzione degli anni ’90/2000 nello Zaire – Ruanda (RDC) costruendo un orfanotrofio a Kinshasa che era dotato di scuole, dormitori, cucina-ristorante, infermeria e capannoni per artigianato dove si potevano imparare svariati mestieri. Purtroppo il susseguirsi delle guerriglie tribali hanno saccheggiato e demolito tutto senza pietà».
In che modo oggi mantiene il legame con la tua Città d’origine?
«In passato era molto più difficile di oggi mantenersi in contatto con gli amici ed i conoscenti. Oggi, grazie a Facebook non solo ho riallacciato i contatti con molti miei coetanei, non solo residenti a Mirabella Eclano, ma ho avuto modo di conoscere tanti giovani, figli o nipoti di quelli che furono i miei amici o i miei maestri. Ogni anno non manco all’appuntamento della festa in onore della ‘Madonna Addolorata’ nel mese di settembre. Ritornando in Italia rincontro i miei vecchi e nuovi amici, mi informo della vita cittadina e mi concedo anche di riassaporare le pietanze della nostra tradizione nei ristoranti e nelle trattorie di Mirabella».

Carmine Bruno


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