“Noi e la Giulia”, un film di Edoardo Leo che affronta importanti e delicati temi sociali

Foto Rubrica 1 CinemaIl pubblico italiano è ormai affezionato al tema della camorra, tanto che serie TV come ‘Il clan dei camorristi e Gomorra’ non sono affatto passate inosservate (soprattutto Gomorra, che ha riscontrato successo anche al di fuori dell’Italia). Il passaggio dal piccolo al grande schermo non cambia il risultato.
Lo dimostra “Noi e la Giulia”, film di Edoardo Leo (che, diciamolo pure, oltre che attore, può dirsi sceneggiatore e regista ormai affermato). Dimenticate, però, sparatorie e vendette sanguinarie. Qui si sorride, si scherza sul mostro-camorra, mettendo anche in ridicolo la figura del camorrista. D’altronde, lo stesso Roberto Saviano, giornalista in lotta continua con la malavita, ha girato un video parodiando la serie ‘Gomorra’ e affermando che ridere della camorra, vuol dire smontarla.
Traendo spunto dal romanzo “Giulia 1300 e altri miracoli” di Fabio Bartolomei (2011), Edoardo Leo racconta di Diego (Luca Argentero), Claudio (Stefano Fresi) e Fausto (lo stesso Edoardo Leo). Il primo è un venditore d’auto deluso dalla sua vita monotona e senza senso; il secondo ha mandato in frantumi la gastronomia che la sua famiglia gestiva dal 1910 e rischia il divorzio dalla moglie; il terzo è un venditore d’orologi pieno di debiti, che si crede una star televisiva. Si tratta di tre personalità completamente diverse: Diego è il saggio, Claudio il pauroso e Fausto il coatto. L’unica cosa che i tre hanno in comune è la voglia di dare una svolta alla loro vita, di ricostruire la propria personalità, di scappare dalla città, di applicare il piano B.
Il piano B è un agriturismo in campagna, che i tre compreranno in società. A loro si aggiungeranno Sergio (Claudio Amendola), comunista convito, ed Elisa (Anna Foglietta), donna alquanto strana, ultimo pezzo del puzzle degli sfigati cronici. Insieme dovranno vedersela con la camorra, che chiede il pizzo in cambio di una sicura protezione. Cercheranno di resistere e combattere, sequestrando prima uno, poi tre camorristi e chiudendoli nella cantina dell’edificio.
Il risultato è un mix di pericoli, stranezze e pazzie. I cinque protagonisti sono elementi a sé, ognuno si muove bene nella sua parte, afferma con fermezza la propria personalità e conquista lo spettatore, che, inevitabilmente, fa il tifo per questi matti.
Complimenti, dunque, ad Edoardo Leo, capace di far procedere una storia sulla groppa di cinque personaggi che, visti così, sembrerebbero messi lì per caso. Eppure tutto funziona alla perfezione, persino la folle idea di far diventare loro amico un camorrista (si tratta di Vito, interpretato da Carlo Buccirosso). Azzeccata anche la scelta dell’elemento femminile, in grado di portare nuova linfa ai ragazzi, aiutandoli ad arredare da cima a fondo l’agriturismo.
Ah, forse vi starete chiedendo chi è la Giulia. La Giulia è un’auto del 1964, conosciuta come Giulia 1300 (di qui il rimando al libro), fulcro della storia. È infatti grazie al potentissimo stereo della Giulia che l’agriturismo si popola subito di clienti. Ed è sempre grazie a lei che, simbolicamente, i protagonisti capiranno di poter ancora deviare il cammino della loro vita.
Si tratta di una pellicola molto curiosa e piacevole, con un bel messaggio di lotta contro le potenze della malavita e della vita in sé. L’impressione è che, se fosse stato un film americano, avrebbe sicuramente riscontrato maggior successo. Pur tenendoci stretto il nostro marchio italiano moderno, un po’ provinciale in quanto a cinematografia, si tratta di 115 minuti ben spesi. Film consigliatissimo.

Irene De Dominicis


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