L’Ente Locale e il Cittadino

Unione Terre di Mezzo

Durante lo scorso anno, mi è capitato di presiedere quattro convegni in materia di revisione degli Enti Locali organizzati dall’Ordine dei Dottori Commercialisti di Avellino (attraverso la Commissione di Studi sugli Enti Pubblici) in collaborazione con il Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi del Sannio. Convegni condivisi con il Ministero dell’Interno ed inseriti nel piano della Formazione Professionale Continua obbligatoria per i revisori degli Enti Locali. La qualità assoluta delle relazioni (mi è d’obbligo citare e ringraziare gli amici Proff. Fabio Amatucci e Paolo Ricci su tutti, unitamente ai loro collaboratori) oltre a garantire l’eccellente riuscita degli eventi, ha fotografato in maniera oggettiva e puntuale lo status della finanza locale italiana di cui il Comune rappresenta l’ente territoriale più significativo.
Non bisogna certo essere esperti di Contabilità di Stato per rendersi conto dell’assoluta approssimazione che regna sovrana negli interventi in materia di finanza pubblica.
Quando il termine per l’approvazione del Bilancio di Previsione di un Comune, strumento che autorizza sia l’accertamento che l’introito delle entrate, sia l’impegno ed il pagamento delle spese, viene di volta rimandato fino ad arrivare alla fine dell’anno, ci si rende conto del grado di superficialità dell’azione di governo in materia di finanza locale; l’istituto dell’esercizio provvisorio diventa la regola e non più l’eccezione; la programmazione dell’ente diventa pressoché inesistente e svuotata di contenuti; per utilizzare un termine marinaresco, si naviga continuamente “a vista” in un mare tempestato di scogli che, a differenza di quelli dell’Isola del Giglio, non sono fissi, ma si muovono continuamente sotto il pelo dell’acqua, con rischi altissimi di impattare a dispetto della più o meno alta qualità dell’equipaggio e del suo comandante.
Capita che una Giunta municipale approvi un Bilancio di Previsione in virtù di trasferimenti statali certi e che il giorno dopo un decreto varato in maniera repentina ed illogica disponga una immediata decurtazione. Capita, altresì, che al trasferimento, seppur decurtato, non consegua la naturale erogazione di fondi, con conseguenze devastanti sulla situazione finanziaria dell’ente. Ed allora si apre la strada del taglio delle spese e, ove non possibile, dell’aumento della imposizione tributaria e/o delle tariffe dei servizi a domanda individuale.
Già, l’autonomia tributaria degli enti locali…..
Una autonomia tributaria fiaccata dai “paletti” posti dal governo centrale, in termini di aliquote minime e massime, di presupposti soggettivi ed oggettivi dell’imposta, che riducono l’amministratore a mero applicatore di gabelle talvolta inique e non bastevoli a finanziare gli interventi previsti nella spesa corrente. E se a questo si aggiunge l’azzeramento dell’autonomia finanziaria quale diretta conseguenza dell’applicazione del Patto di Stabilità Interno, ci si rende conto di come anche la spesa per investimenti subisca una decisa frenata
E il cittadino?
Nella Relazione del Nucleo di Valutazione fatta al Presidente dell’Amministrazione provinciale di Avellino nel 2004 (un lustro prima del Decreto Legislativo 150/2009, meglio conosciuto come “Riforma Brunetta”), scrivevo: «Necessita, perciò, che nell’attività gestionale si rifletta l’azione dell’attività amministrativa che deve tendere alla qualità dei risultati, tenendo conto del livello di soddisfacimento dell’utenza rappresentata, sia negli atti programmatori che negli obiettivi fissati dall’Amministrazione. Il cittadino, quale destinatario finale dell’azione amministrativa, deve essere inquadrato non più come “cittadino-utente” ma come “cittadino-cliente” per cui, stante la sua partecipazione mediante il pagamento di tributi e tariffe sempre crescenti, ha diritto a misurare la qualità dell’azione amministrativa in termini di customer satisfaction».
La situazione attuale, valida per tutto il territorio nazionale, mostra come l’attività amministrativa abbia fallito questo obiettivo. Ci si trova a pagare quasi per intero il costo di un servizio senza godere di un proporzionale miglioramento dello stesso. E le casse comunali risentono, oltre che del mancato introito di tributi a seguito di evasione totale da parte di contribuenti “sconosciuti”, anche dei mancati introito di tributi accertati ma non riscossi per la obiettiva difficoltà del cittadino di pagarli. E quando il cittadino “virtuoso”, che ha pagato tutti i tributi, legge la norma contenuta nel D.L.78 del 19.06.2015 “Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali”, la quale, in materia di TARI/TARES/TARSU dispone che la tariffa rifiuti, risultata non pagata e quindi inesigibile, sia ricaricata nei costi della tariffa successiva, di fatto si sente preso per i fondelli e, legittimamente, prende in seria considerazione la possibilità di non pagare più.
Io non credo che il cittadino non voglia pagare le tasse o le tariffe per l’erogazione di un servizio. Credo invece, che, fermo restando il principio della capacità contributiva costituzionalmente sancito, il cittadino sosterrebbe ben volentieri esborsi in termini di tasse e tariffe laddove vi sia un livello decoroso del rapporto benefici/costi unitamente ad un reddito decente. Ma così, purtroppo, non è!
La crisi finanziaria mondiale, l’incapacità (colposa o dolosa) di amministrare, la corruzione, gli sprechi, rappresentano un elenco significativo ma non esaustivo delle cause che hanno contribuito a determinare lo ‘status quo’.
Assistiamo quotidianamente a continui litigi fra partiti e/o movimenti politici e, all’interno dello stesso partito o movimento politico, a disquisizioni sulla valenza della corrente o dell’esponente politico, perdendo spesso di vista il motivo per cui il partito o movimento è stato creato.
Lo spirito di servizio cede il passo alle aspirazioni personali, con riflessi devastanti sulla condizione economica e sociale del Paese. “Mentre il medico studia, il malato muore”, recita un antico proverbio. E a me pare di assistere ad un consulto di medici che non sono in grado di individuare la malattia o, peggio, l’hanno individuata ma pospongono la cura della stessa alla cura delle proprie malattie personali.
Credo sia ora di rimboccarsi le maniche.
Sento quotidianamente parlare di maggioranza e di opposizione in seno alle Amministrazioni, sia statali che locali. In una assemblea (lo è il Parlamento come lo è un Consiglio comunale, così come lo è l’Assemblea di una società o di un’associazione qualsiasi), vi è una maggioranza e una minoranza.
L’opposizione non è una condizione di diritto, ma è un’azione figlia del disaccordo su una problematica. Per cui, credo sia ora di che le Amministrazioni si rimbocchino le maniche e comincino a cimentarsi seriamente prima sulla ricognizione dei problemi (magari recuperando il rapporto con il territorio) e poi sulla soluzione da dare ad essi in un clima di collaborazione totale e leale, a dispetto delle simpatie e antipatie personali.
E’ giusto che i calciatori della Juventus, del Napoli, del Milan etc. diano il meglio per portare le loro squadre alla vittoria durante il campionato, ma è sacrosanto che si adoperino per vincere la partita quando indossano la maglia della nazionale.
Le campagne elettorali, con dibattiti a volte anche duri e concitati, sono prodromiche alle elezioni le quali generano l’Amministrazione di un Ente. Ma con l’elezione, esse finiscono. Poi bisogna amministrare nell’interesse dell’unico vero portatore di interessi: il cittadino. E l’Amministratore, sia esso di maggioranza che di minoranza, ha il dovere di essere l’Amministratore di tutti i cittadini, indipendentemente dall’ottenimento o meno del suffragio elettorale.
Lo richiedono le regole della democrazia e lo richiede soprattutto l’attuale congiuntura. Altrimenti, come recita un altro vecchio proverbio, “gli asini litigano e i barili si sfasciano”.
E le ultime consultazioni elettorali, caratterizzate da una elevatissima astensione, dimostrano come il numero di barili a disposizione è estremamente esiguo e diminuisce velocemente.

Eraldo De Simone
Presidente Commissione Enti Pubblici
Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Avellino


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