Il percorso diagnostico del tumore mammario

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Sin dai tempi antichi e in tutte le culture del mondo la mammella è sempre stata rappresentata come un organo simbolico e metaforico.

Nell’arco della vita il seno assume diversi significati, come quello di nutrimento, fertilità, maternità, accoglienza, sessualità e bellezza e nel corso dei secoli ha finanche ispirato l’arte e la poesia.

Nel contesto culturale nel quale viviamo oggi, la televisione, i giornali e i mass media inculcano ed impongono nelle nostre menti un’immagine distorta di donna perfetta dal punto di vista estetico, per cui modificazioni nel suo aspetto, possono alterare la percezione che la donna ha di sé, della propria immagine corporea e della propria autostima.

Ricevere una diagnosi di tumore rappresenta sempre un evento traumatico con cui una persona si trova a doversi confrontare.

Questa malattia coinvolge tutte le dimensioni dell’esistenza umana compromettendo le sfere esistenziale, relazionale e sociale.

Il proprio corpo si trasforma in un luogo di disagio e sofferenza, determinando una profonda ferita nella propria identità e nella percezione della propria femminilità

Dal punto di vista epidemiologico, il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile e colpisce una donna su 8 nell’arco della vita.
In Italia si stima un’incidenza di oltre 47.000 casi l’anno, con una sopravvivenza dell’85% a cinque anni dalla diagnosi.

Negli ultimi anni si è registrata una significativa riduzione della mortalità grazie alla sensibilizzazione della popolazione femminile, alla diffusione dello screening mammografico che ha contribuito alla diagnosi precoce ed ai progressi terapeutici.

In senologia non esiste un esame che “da solo” permetta di riconoscere tutti i segni della malignità, per questo motivo l’approccio è comunemente definito multimodale, perché vengono utilizzate diverse metodiche, che integrandosi tra loro, permettono di migliorare l’accuratezza diagnostica.

Allo stato attuale la mammografia è il gold standard nella ricerca del tumore mammario, rappresentando l’indagine di riferimento nei programmi di screening, ma questo esame sebbene molto sensibile e specifico, non è perfetto potendo presentare dei limiti nei casi in cui la mammella sia di tipo denso, ovvero un pattern ghiandolare ad elevata densità, tale da rendere difficoltosa l’interpretazione dell’immagine.

A tal proposito è fondamentale utilizzare ed integrare tutti i mezzi a nostra disposizione per una corretta diagnosi.

La tecnologia ci è venuta in aiuto con l’introduzione di nuove sofisticate tecniche che permettono lo studio delle lesioni mammarie.

Da una parte, possiamo affidarci ad uno studio di tipo morfologico con l’ecografia e la tomosintesi 3D e dall’altra ad uno studio di tipo funzionale con l’utilizzo di mezzo di contrasto attraverso la risonanza magnetica e la CESM ( mammografia con mezzo di contrasto ) che permettono di analizzare la vascolarizzazione delle lesioni mammarie.

Tutte le donne dovrebbero controllare periodicamente il seno con l’autopalpazione, con una visita senologica e ginecologica.

Secondo i dati che provengono dalla letteratura, per una corretta diagnosi precoce tutte le donne dovrebbero eseguire una mammografia a cadenza annuale a partire dai 40 anni. Ad essa andrebbe associato un esame ecografico come completamento, in caso di riscontro di anomalie alla mammografia o in presenza di un seno di tipo denso, che riduce la sensibilità diagnostica dell’esame mammografico. L’ecografia mammaria rappresenta l’indagine diagnostica di prima scelta per le donne sotto i 40 anni. Nei casi in cui i test sopra descritti abbiano evidenziato una lesione sospetta è necessario eseguire una prudenziale agobiopsia, che permetterà di prelevare piccoli frustoli di tessuto mammario che verranno successivamente analizzati dall’anatomopatologo che fornirà in questo modo la diagnosi istologica di benignità o di malignità.  Il concetto di diagnosi precoce non deve essere confuso con quello di prevenzione primaria. La diagnosi precoce permette di individuare tumori molto piccoli e non ancora diffusi agli organi vicini, ma il tumore è comunque già presente.

Quando si parla di prevenzione primaria, invece, si intendono una serie di comportamenti o terapie attuati con lo scopo di evitare che il tumore si formi.

Fare una diagnosi precoce significa individuare il tumore in una fase iniziale, quando ancora non si è diffuso in altri organi (un processo noto col nome di metastasi). Trattare un tumore nei suoi primi stadi permette di ottenere migliori risultati in termini di cura con interventi chirurgici o farmacologici non particolarmente invasivi e, di conseguenza, migliora anche la qualità della vita della persona che si sottopone alle terapie.

I controlli a cadenza annuale devono essere eseguiti anche dopo aver sconfitto questa malattia.  L’obiettivo principale è quello di impedire al tumore stesso di ripresentarsi (recidiva). Questa è un’evenienza possibile che può verificarsi con frequenza e modalità diverse in relazione alle caratteristiche del tumore iniziale.

La risonanza magnetica con mezzo di contrasto si pone alla fine di un iter diagnostico.

Le sue principali indicazioni sono: la sorveglianza di donne ad alto rischio ( test genetico positivo per mutazione dei geni BRCA1, BRCA2 o TP53 ), la stadiazione locale pre-trattamento chirurgico, la valutazione dell’effetto della chemioterapia neoadiuvante ed i problem solving , ovvero sono le situazioni sospette o dubbie per cui è difficile prendere delle decisioni con lo studio convenzionale quali la mammografia.

La CESM attualmente si sta proponendo sempre più come una valida alternativa alla risonanza magnetica nello studio funzionale delle lesioni mammarie. Sono necessari ulteriori studi e ricerche, ma la comunità scientifica ritiene che nel prossimo futuro possa conquistare un ruolo preciso nell’ambito della diagnostica senologica.

Dott. Diego De Benedetto


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