Imprenditoria giovanile, presente nella Città la voglia di investire… anche rischiando

bar san franecso

Eccoci giunti al secondo appuntamento sull’imprenditoria giovanile. Dopo aver parlato di Erdi Shino nella scorsa uscita del giornale (link), che ha fatto nascere dal nulla un’azienda multiservice, oggi ben radicata sul territorio, questa volta tocca ad Erika Minichiello, una ragazza del ’91, professione barista e titolare del Bar ‘San Francesco’, nei pressi del Comune.

Da quanto tempo fai questo lavoro e come nasce questa passione, se così si può chiamare?

«Avevo 16 anni quando per la prima volta ho messo piede dietro ad un bancone, per caso, grazie ad un caro amico di famiglia gestore di un bar. Era in assoluto la mia prima esperienza lavorativa, ma ne sono stata subito colpita; colpita da quell’ambiente così piacevole da far volare il tempo senza che me ne accorgessi. Ero da poco entrata nel mondo del lavoro e avevo già trovato qualcosa che mi piacesse fare».

Mi ricordo di te, ragazzina, dietro il bancone dell’Insonnia, poi il Bar. Raccontaci!

«Prima di rilevare questa attività, ho avuto diverse esperienze, ma quella dell’Insonnia è stata senza dubbio la più piacevole, oltre che la più lunga. Lì ho imparato davvero tanto, dai piccoli trucchi del mestiere all’assunzione degli adeguati atteggiamenti nel rapporto con i clienti. Il segreto di un bravo barista, infatti, oltre a servire un buon caffè, è il sapersi relazionare con tutti, senza distinzione di età e classe sociale. Sempre gentili, cordiali, calmi e pazienti. Convinta di avere tutte le carte per potermela giocare, supportata dalla mia famiglia, decisi di investire in questo bar».

Che difficoltà hai incontrato nel rilevare e che stai incontrando nel gestire questa attività così impegnativa, sia dal punto di vista economico sia lavorativo?

«Dal punto di vista economico, per mia fortuna, ho avuto l’appoggio dei miei genitori che hanno visto nell’apertura del bar una buona occasione per investire quei risparmi messi da parte per il mio futuro. Dopo aver preso la licenza e risolto la parte burocratica, il resto è stato in discesa grazie al fatto che l’attività acquistata era già ben avviata. Da parte mia avevo solo una buona esperienza e padronanza dietro al bancone, ma la gestione in proprio richiede tante piccole cose: dal trattare anche con i fornitori fino alla contabilità, che solo con il tempo ho imparato ad affrontare. La parte più dura di questo lavoro è senza dubbio l’orario, impegnata tutto il giorno e tutti i giorni. Sono sola e devo interessarmi di ogni minima cosa, riducendo al minimo il tempo libero e lo spazio per i miei impegni personali. Mi rendo conto di aver fatto una scelta che richiede sacrifici enormi. A volte mi soffermo a pensare a come i miei coetanei trascorrano le loro giornate, più liberi di divertirsi, ma sono convinta della scelta fatta e tutto sommato soddisfatta di quanto fino ad ora ho realizzato».

Una ragazza, sola e in orari scomodi… E’ vero che siamo a Mirabella, ma hai mai dovuto affrontare situazioni poco piacevoli?

«Fortunatamente no! Stando appunto a Mirabella, bene o male ci conosciamo tutti e con i clienti occasionali non ho mai avuto problemi. A volte è capitato che qualcuno abbia bevuto un drink di troppo, ma si è sempre risolto tutto per il meglio. Ad essere sinceri, complici le notizie che sempre più spesso si leggono sui giornali o si sentono in Tv sulle donne vittime di aggressioni, quando sono sola capita che mi suggestioni che possa accadere anche a me da un momento all’altro. Ma con l’arrivo di un cliente o di un amico, davanti un buon caffè, tutto svanisce».

Andrea De Gennaro


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